Il 24 settembre, perdendo di misura per 0-1 il match casalingo con l’Inter, l’Empoli andava a concretizzare il peggior avvio di Serie A della sua storia con all’attivo zero punti e addirittura zero gol fatti dopo le prime cinque giornate. Per questo, nonostante la ripresa avviata già dal sesto turno con il successo sulla Salernitana, non sorprende poi così tanto vedere i toscani ultimi per reti realizzate in campionato al pari proprio dei granata. Ciò che sorprende è invece vedere praticamente allo stesso livello e con appena un centro in più un Lecce che, sempre facendo riferimento alle cinque giornate che nel Salento sono più celebri di quelle del Risorgimento quarantottino, aveva assaporato ben altri antipasti di stagione.

Mentre l’Empoli era a zero, l’undici salentino era a 8 gol realizzati e ben 10 punti. E se per quanto riguarda i secondi non riuscire a tenere a lungo quella media era cosa quasi scontata, nessuno poteva immaginare che i ragazzi di D’Aversa si sarebbero sciolti così davanti alla porta avversaria, passando dalla media di 1,6 gol a partita a quella più che dimezzata di 0,7.

E ciò che più preoccupa è che proprio il dato più sofferente sia quello su cui meno mister Gotti è meno riuscito a mettere mano, segno che probabilmente molto abbia a che fare con peculiarità e qualità dei singoli. Zero reti e un solo autogol in tre gare condite dalla bellezza di 45 palle gol create, dato tra l’altro che non si discosta poi tanto dalla media della precedente gestione.

Rispetto a quest’ultima l’abilità di Gotti è stata quella di dare solidità ed equilibrio che si erano ormai persi, e dai quali si ripartirà anche nel big match di sabato. Un bel 5-0 farebbe certo contenti tutti i salentini, un 3-3 non si può certo escludere (vedi ultima rocambolesca gara degli azzurri), ma se tanto ci dà tanto non sarà necessario portarsi il pallottoliere da casa per tenere conto del punteggio. In teoria, ovviamente.