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La pressione non cambia Liverani e il Lecce: si corre a testa bassa creando occasioni

L’analisi tattica della gara vinta ieri contro il Brescia esalta il fare propositivo della squadra, che massimizza gli effetti del piano partita preparato.

La rosa ridotta all’osso e la delusione cocente dopo la sconfitta di Marassi non incidono se in panchina c’è Fabio Liverani. Impossibile snaturarsi dopo tre giorni, impossibile inventare qualcosa nello strano finale di Serie A post lockdown. Neanche se due attaccanti di categoria alzano bandiera bianca e neanche se in testa riecheggia ancora il rumore sordo della carambola palo-schiena di Gabriel, innescata dal tiro di Jagiello.

I RISCHI. Cominciamo proprio da Gabriel. Il portiere brasiliano ieri è stato delizia e (quasi) croce. La parata olimpionica su Zmrhal nel primo tempo ci ha risparmiato dall’ennesimo (dati di fatto) commento su “gol presi da errori difensivi. Il tiro del ceco, infatti, è nato su una respinta troppo corta di Paz, che ha quasi servito l’avversario. Dicevamo di Gabriel. Nella seconda frazione, una presa fatta con un po’ di sufficienza, il classico gesto tecnico fatto con la mente già rivolta alla ripartenza, ha provocato qualche infarto ai tifosi giallorossi. Fortuna che l’ex Perugia ha recuperato la posizione.

DIFESA. Il pacchetto difensivo ha confezionato una prestazione decisamente sopra la media stagionale, sia per chiusure sia per riduzione al minimo delle topiche. Paz, al di là della summenzionata azione, è un calciatore in netta crescita e Lucioni si è comportato da leader riproponendo i duelli della scorsa Serie B con Torregrossa e Donnarumma.

REGIA E GIOCO OFFENSIVO. Detto già nel focus di poche ore fa del riscatto di Tachtsidis, il Lecce ha continuato un percorso iniziato tra Lazio e Cagliari che ha conosciuto anche la tappa di Genova. Aver conquistato solo 4 punti in queste tre partite fa rabbia, soprattutto per ammontare totale di occasioni da rete non capitalizzate. La differenza tra le partite prima nominate e il Brescia, oltre ovviamente a una diversa caratura (anche se Brescia-Genoa…), sta nella diversa fluidità nella creazione di palle-gol, per vie centrali e tramite le corsie. Appunto: ormai gli aggettivi per Giulio Donati sono finiti. Un calciatore d’altra categoria che ha centrato in pieno il proprio rilancio con il Lecce.

LAPADULA ON FIRE MA.. Abbiamo anche già parlato del fondamentale apporto di Gianluca Lapadula nel pezzo a lui dedicato. Quasi totalmente assente nel post lockdown (solo un tempo contro il Milan), Lapa ha capitalizzato al meglio due delle molteplici palle-gol costruite nei primi 45′. Sette giorni fa, dipingendo la stagione 2019/2020 come “il vorrei ma non posso”, descrivevo con dispiacere l’assenza di Gianluca in una gara caratterizzata ancora dalle occasioni sciupate del Lecce. Ora lo si può ribadire. Solo le condizioni fisiche non al top hanno tolto al Lecce un potenziale ariete da doppia cifra, utilissimo se non vitale per la salvezza. E dire che Lapadula lo promise già nello scorso luglio: “Se sto bene fisicamente vedrete il vero Lapadula”. Anche questo, insieme ad altri, già esaminati e non, rischia di essere un capitolo di un libro fatto di rimpianti.

 

 

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