L’ex mediano, ora allenatore del Seregno, fa i paragoni tra due promozioni nella massima serie del Lecce: quella conquistata un mese fa e l’opera compiuta nella sua militanza salentina nel 2007/2008.
E’ una giornata amarcord sulle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno. Oltre l’intervista a Angelo, il quotidiano pugliese ha interpellato Andrea Ardito, incontrista del Lecce che con Beppe Papadopulo conquistò la Serie A nel 2008. Il calciatore nato a Viareggio delinea subito i tratti dell’annata. Il cammino del Lecce papadopuliano, a suo dire, fu diverso dalla banda Liverani: “Avevamo l’obbligo di salire in Serie A, la società aveva allestito un organico forte ricco di calciatori di spessore. Questa responsabilità pesava su tutti noi”.
SOFFERENZE E GIOIE. “La stagione fu estremamente sofferta a causa di queste sensazioni. Si vinceva, ma non ci godevamo i successi perché Chievo e Bologna erano sempre lì. Il derby perso col Bari a tre turni dalla conclusione fu pesante, ma ci rialzammo. Perdemmo il treno promozione diretta ma riuscimmo lo stesso a far festa con la fantastica tifoseria salentina. Il gruppo del 2007/2008 era fortissimo anche dal punto di vista umano. Giocammo i play-off con grande compattezza. L’atteggiamento della semifinale giocata a Pisa, eravamo contratti e arcigni, ne fu il simbolo. Loro soffrirono ciò”.
DIFFERENZE. “Tra le due promozioni non trovo similitudini. Mi spiego. Liverani ha fatto un capolavoro nel 2017/2018 in C. La piazza era alla sesta stagione nel terzo livello e le pressioni erano smisurate, proprio come noi all’epoca. L’allenatore ha gestito bene ogni situazione. In B, invece, i giallorossi sono scesi in campo inizialmente con più spensieratezza. Inizialmente, nessuno chiedeva loro il salto di categoria. Col passare del tempo, ovviamente, le tensioni sono aumentate. In più, Liverani ha espresso un ottimo calcio. Sono contento per Bovo, mio compagno al Torino. La Serie A? Tutt’altra cosa, ma con i giusti ritocchi si giocherà fino in fondo”.