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L’Atalanta è il top e il Lecce gli ha steso il tappeto rosso. Ri-cercasi spirito battagliero

Come all’Olimpico con la Roma, anche e soprattutto ieri porte spalancate per le strepitose qualità degli avversari. Milan e Juventus sono alle porte, urge ritrovare grinta e cuore.

In queste ore gli addetti ai lavori stanno, alla luce di quanto visto ieri, giustamente sottolineando la pochezza difensiva del Lecce e celebrando quella macchina da guerra offensiva che risponde al nome di Atalanta. Dietro al 2-7 del Via del Mare non ci sono solo dei meccanismi, quelli della fase di contenimento di Liverani, da rivedere. Né la caratura tecnica dei vari Gomez, Ilicic o Pasalic sono sufficienti a spiegare quanto visto.

Addurre questi due elementi porterebbe ad un’analisi superficiale, poiché mancante di un fattore che ha giocato un ruolo fondamentale nel corso del match: l’atteggiamento molle del Lecce. I giallorossi, esclusi i venti minuti finali del primo tempo in cui, spinti dal calore del proprio pubblico, hanno raddrizzato un risultato che sembrava già compromesso, hanno giocato nel modo peggiore in cui affrontare un collettivo come quello bergamasco.

Leggeri, leziosi, lenti. I salentini ci hanno messo poco per essere asfaltati dalla furia avversaria, tradottasi nei continui movimenti intorno a Zapata, semplicemente il finalizzatore di una manovra avvolgente e che ha avuto vita troppo facile. Almeno cinque volte si sono visti giallorossi arrivare molli sui palloni e letteralmente rimbalzati dalla foga nerazzurra. Ben più sono state le palle perse (Majer ne ha infilate quattro di fila) causa lentezza (per non dire compassato attendismo) nello smistarle. Atteggiamenti inaccettabili al cospetto di un avversario così. La goleada è, dunque, il più fisiologico dei risultati.

Più dei limiti tecnici, più degli errori tattici, la mancanza di carattere del Lecce l’ha fatta da padrona. Se non era possibile, anche per mancanza di un certo tipo di giocatori, ripetere la stessa prestazione difensiva vista con Inter e Juve, quantomeno sarebbe stato lecito metterci qualcosa in più sul piano della grinta. Qualcuno, cresciuto magari a pane e Claudio Gentile, direbbe che gli elementi di classe dell’Atalanta avrebbero dovuto sentire più i tacchetti dei giallorossi. Più metaforicamente che altro, ovvio. Ma una metafora eloquente per dire che l’opposizione messa in campo nella ripresa è quella di chi si è arreso ancor prima di provarci. Assurdo, se si pensa che il risultato era di 2-2.

Potrebbe dunque essere più un problema di approccio. Come a inizio primo tempo, come anche a Roma. E’ lì che Liverani deve intervenire. Perché questo Lecce non è stato certo costruito per non soffrire o chiudere la propria porta. Ancor meno per rintanarsi e rinunciare a giocare. Ma la “garra”, quella a prescindere dall’identità di far calcio non può mai mancare. Che tu stia lottando per lo Scudetto o, forse ancor più, se ogni punto può essere quello utile per salvarti.

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4 anni fa

Male contro la Roma, malissimo contro l’Atalanta

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4 anni fa

Non vorrei che le tre vittorie consecutive abbiano appagato qualche giocatore

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