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Cosmi: “A Lecce meritavamo la salvezza. La tifoseria? Fa i fatti senza chiacchiere. Che brividi a Verona…”

L’ex allenatore del Lecce, ora tecnico del Perugia, ha parlato in diretta in videochat Instagram con la pagina calcio.totale14. Un pensiero alla sua esperienza al Via del Mare e tanti aneddoti su uomini e accadimenti vissuti al Renato Curi.

LA RINCORSA DI LECCE. “Ho avuto ottimi rapporti con tutte le tifoserie. Io ho bisogno come la tifoseria si rapporta con me, quando sento quel qualcosa in più allora anch’io riesco a dare in più. Io vivo di queste cose. Con il Lecce facemmo un campionato di rincorsa meraviglioso, meritavamo sul campo di salvarci. Giocammo un girone di ritorno bellissimo sotto l’aspetto del gioco e facemmo tanti punti. Alla fine, fummo sfortunati perché ci giocammo la salvezza con società di alto livello come Genoa e Fiorentina. Per una serie coincidenze non riuscimmo a centrare l’obiettivo”.

CALORE DELLA PIAZZA SALENTINA. “Quell’anno riuscii a capire la differenza tra le tifoserie che chiacchierano, che poi di fronte ai risultati cambiano subito il loro atteggiamento nonostante le parole dette, e le tifoserie che invece dimostrano con i fatti. Con una squadra retrocessa al 90percento, portare tremila tifosi a Verona e vedere tutta la curva che applaude è stata un’emozione che mette da parte qualsiasi discorso relativo ai punti in classifica e ai verdetti finali. Le emozioni, a volte, sono più importanti dei numeri, e quello di Lecce è uno scudetto che mi tengo dentro“.

ANEDDOTO SUL PERUGIA E SUL COREANO AHN. Serse Cosmi, tra i tanti concetti, ha poi regalato delle piccole perle sul suo passato, che di fatto quest’anno è tornato ad essere il presente: “Il Perugia di Gaucci era una squadra che andava a prelevare in giro per il mondo dei campioni nascosti. Un altro record che ci fa essere fieri del nostro Grifo. Quando Gaucci cacciò Ahn dopo il golden gol in Corea del Sud-Italia 2-1 dei mondiali 2002 non era solo per, diciamo, lo sgarbo sportivo che fece all’Italia. In verità, non aveva pagato una rata. Gaucci era un grande cavalcatore delle situazioni emotive. Il mio ritorno? Tifare la squadra della propria città e diventarne l’allenatore è un onore. Il Perugia è la mia vita!”

HUBNER E SANTACROCE. Un altro episodio vide poi protagonista l’iconica punta Dario Hubner, all’epoca del racconto a Brescia, e il difensore Fabiano Santacroce, storico obiettivo di mercato del Lecce allenato dal tecnico nella sua militanza con le Rondinelle nel 2007/2008: Tra primo e secondo tempo Dario Hubner usciva dallo spogliatoio con il mio secondo Mario Palazzi per fumare una Marlboro e poi si facevano mezzo bicchiere di grappa, o qualcosa del genere. Dario era un highlander. Vi racconto questa. Quando ero a Brescia, lui aveva più di 40 anni e dovevamo giocare un’amichevole. Mi chiama Hubner: ‘Mister la fai un’amichevole con noi?’ Alla fine lo accontentai. Io allenavo Santacroce in quel periodo, Fabian era tra i difensori più forti d’Italia: rapido, veloce, forte in marcatura. Vado da Fabian e gli dico: ‘Ascolta, oggi troverai un attaccante difficilmente marcabile’. ‘Mister, ma chi? Quello con i capelli bianchi?’. Dopo dieci minuti, Dario diede due sgommate e lo lasciò sul posto. A fine gara si avvicina Santacroce: ‘Cazzo Mister, avevi ragione, ma come fa questo a 42 anni a correre così?’ Dario non è stato un giocatore, è stato un fratello. Umanamente e sportivamente non si discute”

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