Il terzino 32enne ora in forza alla Carrarese, promosso in Serie B con i giallorossi due stagioni fa, parla a La Stampa e spiega la difficile situazione per i calciatori di Serie C a seguito della previsione del taglio agli stipendi.
CHIAMATECI CALCIATORI, MA… Il colloquio inizia con quest’affermazione, che nasconde e allo stesso tempo scoperchia le cifre percepite dagli atleti in Serie C: “Nella mia squadra 6-7 calciatori guadagnano 1200 euro al mese, e parliamo di una formazione importante. Poi c’è uno scaglione dai 2000 in su e via a salire. Solo gli attaccanti più forti hanno ingaggi da 10000 euro mensili. Poi ci sono tanti ragazzi giovani, aggregati dalla Berretti, che non hanno un contratto. Guadagniamo meno di un operaio specializzato”.
ANNI DI CARRIERA. Il paragone poi si completa con il fattore temporale. Ovviamente, la carriera del calciatore è molto più corta rispetto ad altri lavori. “Possiamo contare solo su 15 anni di carriera? Se va bene – chiosa Ciancio -. I più intelligenti hanno continuato a studiare. Quando finisci, a 35 anni, non sai cosa fare dopo. Io mi sono fermato al diploma di perito”.
E POI. “Ci sono ragazze che continuano a credere che siamo come i calciatori di Serie A. Mia moglie Elisa (infermiera in maternità dopo la nascita della piccola Agata, ndr) è rimasta ad Alessandria per lavoro. E’ sempre meglio avere due stipendi a casa”.
IL TAGLIO DEGLI STIPENDI. Arriva poi il giudizio sulla misura trattata dalla FIGC: “Mi sta bene rinunciare a qualcosa ma togliere il 30percento a noi non è come farlo a Cristiano Ronaldo. Io sono onesto: ho un ingaggio proporzionato alla carriera e non farei fatica pur sentendo il peso, ma altri ragazzi che prendono meno…Siamo pur sempre in giro per l’Italia con spese e mutui da pagare”.