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Incroci e “confessioni” di Moriero a CL: “A Cagliari stavo per tornare a casa. Con l’Inter al Via del Mare…” (VIDEO)

Francesco Moriero, ospite della nostra diretta di martedì, parla degli ultimi periodi da calciatore del Lecce e ci regala tantissime pillole con campionissimi protagonisti.

RIMPIANTI A LECCE.  Checco risponde a espressa domanda sulla presenza di pentimenti nella lunga militanza da atleta giallorosso, con dei colori tatuati addosso:“Non ho rimpianti perché quando indossavo quella maglia…non so spiegare le sensazioni che sento. Solo noi possiamo sentire il peso di quella maglia. Devi essere d’esempio per gente che ti conosce, devi onorare la tua città. Significava tanto per me e dovevo far capire agli altri l’importanza di Lecce agli altri. I calciatori portati qui da Iurlano e Cataldo erano eccezionali. Il calcio di prima non era come adesso: c’erano Zico e Edinho all’Udinese, Baggio alla Fiorentina, il Milan degli olandesi. Contro tutte queste grandi squadre il Lecce lottava sempre a testa alta”.

GLI ULTIMI ANNI E IL PRIMO MANCATO PASSAGGIO. Il 51enne, rimasto a Lecce fino alla stagione 1991-1992, svela alcuni passaggi: “Volevo diventare l’anima di questa squadra, in cuor mio non me ne sarei mai voluto andare. Dopo la promozione in A (1987-1988, ndr) mi voleva la Roma di Beppe Viola, mi corteggiarono tanto ma decisi di non andare. Con Boniek dovetti sudarmi il posto e poi la salvezza in Serie B con Bigon (nell’ultimo anno di Moriero a Lecce, ndr) fu brutta. Ci salvammo all’ultima giornata col Cosenza. Sì festeggiammo ma c’era la sensazione che qualcosa stava cambiando”.

Leggi qui la nostra storia sul mito Francesco Moriero

DA ZEMANLANDIA A PAPA’ MAZZONE. Moriero poteva far parte dello storico Foggia di Zeman, ma alla fine il padre calcistico Carletto Mazzone ebbe la meglio nel nodo di destini: “Arrivò l’offerta del Foggia di Zeman. Il Lecce aveva già l’accordo per 4 miliardi, io non volevo andare. Poi arrivò la chiamata del Cagliari, c’era Mazzone in panchina. Mi fece: ‘a ‘ndo vai, vieni con me, farai la tua carriera’. Cellino mi pagò 5 miliardi e mezzo. Una cifra impressionante per l’epoca. Arrivai lì e non mi trovavo bene. Per me il calcio era il Lecce. Io ero questo lo ripeto: vedevo solo Lecce per il calcio”.

SVOLTA. A Cagliari, quindi, inizialmente si soffriva: “L’allora d.s. rossoblù Longo mi chiamò e mi disse ‘abbiamo sbagliato acquisto, vediamo di farti tornare a Lecce. Lì fui colpito nell’orgoglio. Pensai: ‘ora tutti vedono chi è Checco Moriero’. Indossai sotto la casacca da gioco una maglietta che mi fece mamma con la foto dei miei genitori e della mia ragazza. Pensavo di avere addosso la maglia del Lecce. Mi sbloccai anche a Cagliari e fu una stagione bellissima con Pusceddu, Matteoli, Francescoli. Grandi giocatori. Sulla carta eravamo normali ma vincevamo contro la Juve, battevamo anche l’Inter. Quel Cagliari lo ricordano tutti”.

IL GRANDE CAGLIARI. “L’anno dopo andammo in Coppa UEFA, fu la prima esperienza. Sfiorai il mondiale di USA’94 giocandomi fino alla fine la convocazione con Nicolino Berti. Vincemmo in casa della Juventus il Quarto di Coppa dopo un rigore per loro scandaloso. Nella semifinale ci fu l’Inter e perdemmo il doppio confronto”.

IL SALUTO ALLA SARDEGNA. “Quando andai via da Cagliari piansi come quando andai via da Lecce. Tutti mi avevano dato tanto, ero il loro bambino. A Lecce ero ‘lu piccinnu’, a Cagliari ero invece ‘su pippiu'”.

TOTTI E LA TRATTATIVA NEROAZZURRA. Dopo il Cagliari, ci fu la Roma e poi la singolare querelle tra Milan e Inter, con Moriero che accettò entrambe le proposte prima di propendere verso il Biscione anche a causa di Andrè Cruz, prediletto dai Diavoli: “Prima dell’Inter ebbi la fortuna di veder crescere Francesco Totti. Ha mandato un bel messaggio per le famiglie di Lecce e va esaltato. Andai via dalla Roma a parametro zero, dovevo andare al Derby County ma mi chiamò Galliani per andare al Milan. Dieci giorni dopo, Mazzola mi disse dell’idea neroazzurra e subito accettai. L’Inter aveva preso Ronaldo, Zamorano, Zanetti, già m’immaginavo con quei compagni”.

ZANETTI CAMPIONE TOTALE. Checco ci racconta scampoli di vita interista con l’esaltazione di un campione totale come Javier Zanetti: “Una volta arrivato a San Siro, fu proprio l’argentino il primo ‘problema’. Togliergli il posto era impossibile, ma poi mi sudai la maglia allenamento dopo allenamento. Ora ai calciatori va messa la pappa in bocca con lavori tattici, ora tutti parlano, ma prima il calcio era semplice. C’era il calciatore pensante, non c’erano moduli. Solo Mazzone mi diceva le basi del mio ruolo, fare banderina-bandierina da tornante e i cross. Io dopo le sedute mi fermavo a fare i traversoni per Simeone. A un certo punto Simoni parlò con Zanetti e disse: ‘Moriero è bravo, vuoi passare a sinistra?’. Javier umilmente accettò ad andare terzino sinistro. Questo per farvi capire chi è un campione”.

LA NASCITA DELLO SCIUSCIA‘. A San Siro, Moriero è ricordato come lo sciuscià. Il nomignolo deriva dal gesto del lustrascarpe, che il leccese proponeva spesso dopo le reti dei compagni. L’idea nacque a seguito di una bordata di Recoba: “Ricordo la prima gara a San Siro con il Brescia, quando entrò Recoba. Era impressionante. In allenamento calciava da porta a porta. Fece l’1-1 e poi segnò una punizione contro Cervone, una bestia che chiudeva la porta da palo a palo. Il Chino batté una punizione terrificante e mi venne spontaneo il gesto dello sciuscià, il ragazzo che lustrava la scarpa. Per me è un ringraziare il compagno per il gesto tecnico che ha fatto. Ricordo di aver lucidato anche la testa a Bergomi dopo un suo gol. Un gesto istintivo come istintivo ero io Checco Moriero”.

LECCE-INTER 1-5. Un assist particolare, forse amaro, fu servito una gara giocata al Via del Mare:“I tifosi dell’Inter mi perdoneranno. La prima volta che mi trovai di fronte a Lorieri buttai fuori il pallone. Lo feci. La seconda volta però non potei farlo, vidi Ganz e feci il mio mestiere. Ognuno di noi ha la sua personalità. Io non riuscivo proprio. Passai il pallone a Ganz e fece gol. Magari sono io sbagliato, ero io che non riuscivo a vedere il Lecce come avversario. Altri reagiscono diversamente, per esempio Miccoli pianse dopo la punizione che segnò col Palermo”.

IL MONDIALE DI FRANCIA 98. Moriero partecipò anche alla kermesse mondiale dove l’Italia si fermò ai quarti, punita dai calci di rigore contro la Francia poi campione:“Ragazzi, avevamo uno squadrone. Io ho dovuto conquistarmi sempre la maglia della Nazionale. Feci due assist a Catania al debutto, vinsi il ballottaggio con Di Livio anche se Maldini non era convintissimo. Feci una doppietta col Paraguay e dentro di me dissi ‘se non si accorgono di me ora’. Feci 90 minuti prima di Juventus-Inter. Pensavo alla soddisfazione che regalavo alla mia gente. Un leccese al mondiale. I calci di rigore, ricordo l’errore di Lizarazu ed esultavo. Sbagliò Albertini, Cannavaro mi disse ‘Checco aspetta non è finita’. Con la Francia avemmo due occasioni impressionanti. Una di Vieri su mio cross e una di Baggio, dove in caso di passaggio e gol avrei fatto il giro di Saint-Denis”.

Qui il video dell'”amaro assist” di Moriero a Ganz in Lecce-Inter 1-5

Qui l’intera puntata andata in onda sulla nostra fanpage:

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