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Moriero a CL: “I gol in B, il torneo di Frigole, papà Mazzone e la Juve ko. Dovevo andare al Tricase, ma Santin…”

La bandiera del Lecce Checco Moriero ripercorre la sua crescita umana e, ovviamente, calcistica, dal settore giovanile, fucina di una generazione d’oro di leccesi, alla ribalta nazionale della Serie A.

RAGAZZI DI STRADA. L’ex centrocampista parte dalla nascita del suo sogno, diventato importante anche per il vissuto quotidiano dei tempo: “Io voglio diventare calciatore da bambino, in un’epoca diversa. Non c’erano tante distrazioni. C’era solo 90′ minuto con la TV in bianco e nero. Sognavo di emulare Bruno Conti e Causio, i miei idoli. Con i miei colleghi Conte, Garzya, Morello, Monaco volevamo fare anche star bene la nostra famiglia grazie al calcio”.

PROSPETTIVA PRESTITO. Moriero ricorda poi un passaggio importante del suo percorso giovanile: “Il destino poi si diverte, nel mio caso si è divertito in maniera positiva e ringrazio Dio. A 15 anni facevamo già parte della prima squadra con Fascetti, esordirono Morello e Conte. La mia vera storia nasce quando io ero Primavera. Il responsabile del settore giovanile di allora, Carmelo Russo, voleva cedermi al Tricase…”

DAL TRICASE AL SAN NICOLA. Ma con i rossoblù sud-salentini, all’epoca una big della Promozione pugliese, Checco non andrà mai a giocare. Il veto al trasferimento fu di quelli pesanti: “Io abitavo nella zona 167, allo stadio si andava a piedi, non c’era una lira. Un giorno, mentre camminavo sulla Via del Mare m’incontrò il tecnico Santin chiedendomi un passaggio. Io dissi ‘mister mi vogliono cedere al Tricase’. Lui non era d’accordo e mi fece esordire, da leccese, proprio in un derby giocato a Bari. Perdemmo, ma per me fu un qualcosa di particolare scendere in campo con i miei colori”.

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L’ALTRA CHIAMATA RISOLUTORIA. Carletto Mazzone, il padre putativo calcistico di Moriero, prenderà in mano la carriera a partire da un altro singolare accadimento. Racconta Moriero: “Con Mazzone ricordo che avevo finito il ritiro e noi ragazzi della Primavera, terminato questo periodo con la prima squadra, eravamo fermi prima di cominciare con i nostri pari età. Era il giorno di Sant’Oronzo, io facevo dei tornei in spiaggia a Frigole, su dei campi grandi in spiaggia. Era bellissimo. Il torneo iniziava di mattina e ricominciavamo il pomeriggio”.

SPIAGGIA? NO, IN RITIRO. Moriero, però, non disputò mai le fasi finali di quel torneo. L’avversario da affrontare divenne…Antonio Cabrini: “Mister Olmes Neri chiamò mio padre comunicando la mia convocazione al posto di Raise. Papà mi cercò per tutta la marina e mi presentai all’Hotel delle Palme in ciabatte. In ascensore incontrai Mazzone, faceva paura. Durante la settimana era simpatico ma prima della partita si trasformava. Io abbassai lo sguardo, entrai nell’ascensore. Mi disse: ‘Sei emozionato? Tanto a me non me ne frega un c…., tu giochi’. Mi trovai in campo a giocare contro Cabrini in uno stadio spettacolare. Entrare al Via del Mare vedere tutta la gente giallorossa. Erano particolari i primi 10 minuti: io giocavo con la figurina di Cabrini e mi sembrava strano affrontarlo. Mazzone mi disse dopo 10 minuti: ‘la partita è iniziata’. Da lì non uscì più, ci fu lo schiaffo di Cabrini e tante altre storie…”.

PEDINA FONDAMENTALE. Dopo quel lancio, Moriero divenne un perno del Lecce nella promozione in A del 1987/88: “Quell’anno vincemmo il campionato contro squadre importanti, ricordo il gol di Cremona, decisivo per la promozione, anche quello a Bologna. In Serie B feci un gol particolare in casa col Messina. Non dovevo giocare, avevo l’appendicite. Feci la flebo, stavo male. La notte tornai in albergo, ci fu il pranzo. Io a Mazzone dissi ‘mister se mi fai giocare segno’. Feci gol al Via del Mare, il primo, indimenticabile. Non facevo molti gol, per me la goduria era far segnare Pedro Pasculli. Giocatore come lui non se ne vedono più. Quel Lecce era fantastico”.

L’APICE DEL SALENTO IN A. Con Mazzone, Moriero ha affrontato i più grandi calciatori del mondo in una delle Serie A più belle di sempre. Firmata Moriero, poi, fu anche la prima, storica, vittoria contro la Juventus al Via del Mare: “Ricordo la prima partita in Serie A col Napoli contro Maradona. Nel sottopassaggio lo guardavo, non mi sembrava vero. Il primo gol in Serie A contro l’Atalanta, un bolide bellissimo e poi la corsa ad abbracciare papà Mazzone. Mi tenne con lui in ritiro all’Hotel delle Palme, in famiglia per me era difficile dato che i miei lavoravano. Mazzone mi insegnò a essere calciatore, come mangiare, a che ora andare a dormire, tutto. Per un salentino fare il gol nella prima vittoria alla Juventus al Via del Mare fu bellissimo. Tacconi uscì, sfiorò la palla e io toccai di nuca per poi insaccare. Ho ancora la foto con tutta la Curva Nord che scendeva giù“.

 

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Direttore1982
Direttore1982
3 anni fa

Grande giocatore .. da piccolo eri te il mio idolo.. ala destra e calzettoni abbassati.. bei ricordi!

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