L’ex attaccante montenegrino è intervenuto ai microfoni di Sky, parlando, tra le varie cose, soprattutto della sua esperienza nel Salento.
SERIE A. “Da ragazzino, quando iniziai a giocare a calcio, il mio sogno era la Serie A, il campionato più bello del mondo. Rispetto ad ora erano anni molto migliori per il calcio italiano”.
ACQUISTO GIALLOROSSO. “Ricordo che ci fu un’amichevole alla quale vennero ad assistere Corvino e Cavasin. In quella partita fui il peggiore, non so perché il Lecce decise di comprarmi. Però so che il direttore disse ‘Questo lo compro e basta’. Ancora oggi non me lo spiego”.
LECCE. “L’esordio con il Lecce è stato fondamentale, anche se poi pian piano sono sempre cresciuto anche nelle successive squadre. I giallorossi però mi hanno reso calciatore, prendendomi a 17 anni, quando ero praticamente un bambino. Ringrazierò dunque per sempre il club salentino per avermi messo sulla strada giusta. Quando arrivai a Lecce ero completamente solo, senza famiglia né amici, non capivo la lingua né i movimenti che dovevo fare. Dopo, chiaramente, fu tutto più facile invece. Per questo la tappa giallorossa fu fondamentale“.
ESULTANZE. “Quando a Lecce feci l’esultanza del tagliagole alla Chris Benoit successe un casino, mi volevano denunciare. In quel periodo tutti guardavano il wrestling, non era nulla di scandaloso. Eppure successe un pandemonio”.
ZEMAN. “Non mi sono lamentato per quanto fatto con il mister, come credo ogni attaccante che lui ha allenato. O meglio, mi lamentavo solo durante la settimana, per il lavoro che ci faceva svolgere dal lunedì al sabato. Ma poi la domenica era una goduria”.
CARRIERA FUTURA. “Vorrei diventare allenatore, magari proprio del Lecce. Sono molto riconoscente all’ambiente salentino che mi ha dato tantissimo e vorrei ripagarlo ancora. Intanto sto studiando per diventare un tecnico. A chi somiglierei? Non credo a Zeman, ma solo per il fatto che i calciatori di oggi non lavorano come ai nostri tempi. Il boemo, Spalletti, Ranieri: da loro prenderò comunque tutti i concetti importanti che mi hanno insegnato”.
TOTTI O DEL PIERO? “Sono semplicemente il calcio, poesia, fenomeni. Ogni loro tocco di palla è un suono diverso rispetto agli altri. Non sono io a dirlo, ho avuto la fortuna di giocare con entrambi e lo racconterò ai miei figli. Come Capitani sono due leader, dentro e fuori dal campo. Se sei capitano per tanti anni non è solo per bravura sul rettangolo verde, ma hai un certo peso nello spogliatoio”.
Fuoriclasse ⚽⚽⚽
Ma anche no