Il tecnico della Regia Massimiliano Alvini ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.
IMPRESSIONE. “Come immaginavo la B? Mi aspettavo il pubblico, la bellezza di andare in stadi che per me erano un sogno. Pensavo a Lecce o Verona, che avevo visto solo in tv: mi manca tanto. I tanti contagi? Giorni molto tristi. Sono stato isolato a Reggio Emilia, non lo auguro a nessuno. I primi giorni facevo fatica a vedere le partite, e chi mi conosce sa cosa vuol dire per me stare senza calcio. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti”.
TRA SCONFITTA A TAVOLINO E SUCCESSO MEMORABILE. “Il mancato rinvio contro la Salernitana? L’Arechi è uno di quegli stadi dove sognavo di giocare, ma non eravamo in grado. La squadra è stata colpita profondamente, nel fisico e nel morale. I campionati non li può scrivere il Covid, ma il campo. Mi auguro che la partita di Salerno venga fatta giocare, per la bellezza e l’amore per il nostro lavoro. In un momento così servono decisioni forti. La partita contro il Venezia? Era la mia duecentocinquantesima tra i professionisti. Siamo una squadra novella in B, ma abbiamo una forte identità e domenica abbiamo messo il coraggio. Viene dal latino: cor habere. Avere cuore”.
FOCUS REGGIANA. “Salvarsi è l’obiettivo, riuscirci sarà straordinario. Vogliamo arrivarci con identità, coraggio, proponendo gioco e facendo la partita, ovunque. E Reggio è passionale, ti fa innamorare. Il mio 3-4-1-2 ricorda Juric e Gasperini? La fase di non possesso è quella, quella di possesso invece è diversa. Stiamo però lavorando sul 3-5-2 per avere una maggior copertura, nei duelli individuali in Serie B è dura, ci sono molti giocatori forti. Serie A per il sottoscritto? Si lavora per questo, lo dice la passione. Se le mie suole sono usurate? Sono come nuove, non le voglio proprio cambiare, sono pronte a salire ancora“.
Una brava persona con tanta gavetta, nulla gli è stato regalato, tanti meriti e una squadra che gioca un bel calcio organizzato