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Scontri tra leccesi e baresi in autostrada: obbligo di dimora per 12 ultras

Il Tribunale di Foggia ha emesso le misure cautelari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza per dodici tifosi protagonisti dei tafferugli sul tratto autostradale Napoli-Canosa, nel territorio di Cerignola.

Arrivano i verdetti delle indagini seguite agli scontri accaduti il 23 febbraio scorso, quando un gruppo di tifosi del Lecce, diretti a Roma per la gara di Serie A, s’incontrarono con un altro gruppo di ultras del Bari diretti a Castellammare di Stabia per assistere a Cavese-Bari. I gravi episodi, conclusi con l’incendio di due mezzi su cui viaggiavano i tifosi del Lecce, derubati degli effetti personali custoditi nei veicoli, hanno portato a numerosi sequestri.

I FATTI. Le misure di sicurezza ai danni di 12 individui sono state emesse dal gip del Tribunale di Foggia su richiesta del pm presso la procura del capoluogo dauno Marco Gambardella ed eseguite dagli agenti della Digos di Bari, Lecce e Foggia. La guerriglia, si legge su LeccePrima, dove è riportata la ricostruzione dei fatti, è cominciata intorno alle 11 all’altezza dello svincolo per Cerignola, nel foggiano, lungo l’autostrada A16. Tutto ha avuto inizio a seguito dello scoppio dello pneumatico anteriore di un pullman a bordo del quale viaggiavano i tifosi biancorossi. Il conducente ha arrestato la marcia del mezzo, piazzandosi sulla corsia di emergenza, seguito poco dopo anche dalla restante colonna di veicoli degli altri ultras baresi. Nove almeno.

L’INCONTRO. In seguito, si legge, si è generato un rallentamento sulla corsia a catena, un effetto domino che ha trascinato, accidentalmente, anche i mezzi dei tifosi giallorossi di passaggio in quel tratto e in quel preciso istante. È partita una sassaiola, alla quale si è sommato il lancio di petardi e fumogeni indirizzati ai tifosi leccesi. All’arrivo degli agenti della Polstrada, la situazione era già sfociata in cieca violenza tanto che, oltre ai cinque minibus dei tifosi giallorossi danneggiati da arnesi e spranghe, altri due minovan erano stati dati alle fiamme lungo la carreggiata dell’autostrada.

LE INDAGINI. Immediate le indagini avviate quella stessa mattina da parte dal personale delle Digos (la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali della Polizia di Stato) di Bari, Lecce e Foggia. Sin dalla prima fase investigativa, resa complessa dall’assenza di impianti di videosorveglianza lungo l’arteria, gli agenti hanno identificato circa 500 individui appartenenti a entrambi i club sportivi pugliesi. Sono state avviate le intercettazioni telefoniche, ambientali e poi effettuati gli accertamenti sui cellulari posti sotto sequestro.  L’indagine si è poi ristretta, a cerchi concentrici, attorno a una quarantina di tifosi, ritenuti vicini alle frange estreme delle tifoserie. Il giorno dopo gli scontri in autostrada, del resto, erano già fioccate le prime denunce: un leccese e tre baresi, di cui uno già sottoposto al provvedimento del Daspo, sono stati stati iscritti nel registro degli indagati per porto ingiustificato di oggetti atti a offendere. Poi ne sono seguite altre di denunce, seguite dai sequestri del 10 maggio di materiale presubilmente utilizzato negli scontri, fino alle misure disposte nelle ultime ore dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia.

 

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