Il fantasista del Venezia ha concesso un’intervista alla Gazzetta dello Sport, raccontandosi soprattutto nei numerosi anni di gavetta prima della vetrina conquistata con i lagunari.

“Una distorsione alla caviglia ad Ascoli mi ha fatto perdere la gara con il Lecce, sono stato sino all’ultimo in dubbio a Monza, ma ho stretto i denti. Per questo mi chiamano mago? Sono stati i miei compagni, è successo dopo il lockdown e da allora è continuato. Ho vissuto il settore giovanile al Torino e non ho mai percorso il salto di qualità. Ci penso spesso ma credo che ognuno abbia il suo percorso, essere in prestito ti fa sentire sempre in discussione”

“Il Venezia ha puntato su di me e ciò mi ha dato grande forza. Già al Siena, dopo essere sceso in C, avevo fatto uno scatto mentale, avevo capito che era il momento di rimboccarsi le maniche. Al Torino erano rose e fiori, lì dovevo pedalare. Dionisi e Zanetti, i miei tecnici al Venezia, hanno sfruttato le mie caratteristiche sottoporta. Che ruolo ho precisamente? Mi piace svariare e cercare spazi per esaltarmi. Al Torino il mio modello era Cerci, quando mi allenavo in prima squadra ero la sua alternativa. A Pescara, in maglia Toro, giocai la mia unica partita in A ma dopo l’espulsione di Acquah il mister mi tolse. Dopo le retrocessioni con Livorno ed Entella ho bisogno di sognare“.