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Corvino: “Si cresce solo con le idee. Settore giovanile? Non ci può essere provincialismo”

All’incontro con la stampa di stamattina, tenutosi nel centro di Lecce a Palazzo BN, ha partecipato anche Pantaleo Corvino. Il responsabile dell’area tecnica ha preso la parola dopo gli interventi di Saverio Sticchi Damiani e Renee De Picciotto. 

Un Pantaleo Corvino senza freni ha presenziato alla conferenza stampa di questa mattina dove si sono gettate le basi per il prossimo campionato. Il direttore tecnico, dopo aver ascoltato con attenzione il presidente e il socio di maggioranza, ha parlato a tutto tondo del Lecce che verrà non senza dare una disamina sui primi mesi della sua seconda esperienza in giallorosso.

I salentini hanno fatto un ottimo cammino ma il tracollo finale brucia anche al direttore, che nella sua disamina non trascura alcun fattore: “Il presidente ha parlato del passato elencando i motivi per cui non si è raggiunto un obiettivo non proclamato e non annunciato -sancisce Corvino-. Allo stesso tempo, penso che quando arrivi a stare a più 5 dalla terza e a 6 dalla quarta, il lavoro societario, pur tra qualcosa che può sempre essere fatta meglio, sia stato ottimo”. Corvino non ha dubbi:E’ stato fatto il massimo e la macchina Lecce, importante, era vicina al traguardo. Nell’ascoltare il presidente ho pensato a quello che ho dato“. 

AMAREZZA. Pantaleo Corvino, comprendendo l’amarezza dettata dal mancato risultato sportivo, descrive la sua stagione pensando anche alle opportunità economiche perse: “Credetemi, sono 40 anni che faccio questo lavoro, vi dico che non ho mai dato quello che ho dato quest’anno. In tutto questo i tifosi sono amareggiati, mi sono immedesimato anch’io dato che sono un tifoso. A casa mia ho visto facce amareggiate, è amareggiata la mia famiglia, la mia società. Capisco la loro delusione. Non è uno scherzo perdere 50 milioni per lavorare. un conto è dare 8 milioni per lavorare, un altro50. Io mi metto per ultimo nella lista dei delusi, non parlo del curriculum che ho ma è stata un’amarezza non vincere il quarto campionato di B della mia carriera. Concedetemi queste sensazioni”.

CONTINUITA’ ANCHE TECNICA. Rispetto all’intervento di Saverio Sticchi Damiani, Corvino aggiunge: “Il presidente ha parlato della nuova stagione, ho sentito gli input anche da Renee. Rigore economico e patrimonializzazione: un club cresce così. Ogni direttore dell’area tecnica lavora in base al budget che gli si dà, è questa la linea guida. Il sottoscritto preferisce avere le linee guida che tengano conto del benessere della società”. I principi che caratterizzano la quotidianità del Lecce sono condivisi e anche le azioni programmati che di Corvino hanno rispettato la continuità che la compagine societaria vuole dare alla creatura: “L’US Lecce si distingue per l’aspetto amministrativo e finanziario. Io ho determinato il mio lavoro dopo il pilota, l’organizzazione della mia area. Io l’ho fatta scegliendo nuovi uomini. Organizzazione e uomini, insieme alle strutture che non c’erano. Non avevamo una palestra, non avevamo strutture e campi sportivi per lavorare in modo efficiente mandando in palestra i calciatori col sorriso sulla bocca. Le strutture devono essere accoglienti e confortevoli. Sono aspetti che riteniamo strategici a livello tecnico”.

STORIA DEL SETTORE GIOVANILE. Pantaleo Corvino parla del settore giovanile. Il direttore si toglie un po’ sassolini dalle scarpe e risponde alle critiche che dipingono un vivaio del Lecce lontano dai talenti locali. La disamina del 71enne parte dal lavoro svolto dal 1998 al 2005: “Ho lasciato 20 anni fa una squadra che in Serie A aveva 7 giocatori titolari che venivano dal settore giovanile: Rosati, Rullo, Camisa, Konan, Vucinic, Esposito. E poi altri figli di questo territorio, come Pellè. Di altri giovani, che non hanno avuto le stesse fortune, ci si dimentica, ma io no: Giorgetti, Agnelli, Vicedomini. Dopo tutto questo lavoro che ho fatto, mi sento ancora dire che ‘non si lavora con i ragazzi del territorio’. Ma stiamo scherzando? La storia del Lecce è questa. Il settore giovanile del Lecce ha vissuto tre cicli. Quello di Adamo, poi a me viene la pelle d’oca parlando di Carmelo Russo. Che io non debba essere ricordato come loro per avere avuto un ciclo di successi mi fa rabbia. Nessuno lo può cancellare! Ho sempre lavorato come responsabile e supervisore del settore giovanile: è la mia vocazione, anche quando ho fatto il ds ho mantenuto l’incarico. Ritorno a Lecce e sento ancora questi discorsi. Prima il calcio era provinciale, valevano certi valori e certe capacità. Io mi sono trovato in un momento del calcio globalizzato, il provincialismo non ci deve essere. Bisogna dare conto alle società e io devo dare conto del lavoro che faccio. Devi portare i conti e i risultati del tuo operato alla dirigenza”.

ESEMPI. Corvino traccia poi un paragone e descrive le necessità di crescita che devono essere percorse per rivivere certi fasti: “L’Atalanta, che oggi è presa come un esempio, ha la percentuale di bergamaschi come il Lecce l’ha avuta di salentini. Nel calcio globalizzato non si parla più di provincialismo: io devo portare dei risultati”. Il direttore tecnico continua: “Da quando sono andato via, qualche giocatore del Lecce è arrivato in A? Non me lo ricordo. Ne ho preso solo uno, che è scappato dal ritiro e l’ho portato a Bologna. E sono stato trattato male perché sono stato accusato di aver portato via un calciatore”. Corvino parla poi del suo lavoro: “Io guardo in casa, guardo vicino casa e poi guardo lontano. Non posso lavorare su calciatori che possono arrivare in Serie C, ora siamo in B e a un certo punto devo dire alla gente ‘non sei da Lecce’. Questi fatti poi fanno nascere interventi alle televisioni e alle radio, ma accetto questo. Sopporto e supporto.

LAVORO STRATEGICO. “Lo sforzo del lavoro che ho fatto nel settore giovanile è strategico per il Lecce. E’ così. Se la mia società mi dice ‘devi patrimonializzare e crescere’, io come faccio a crescere se non creo risorse dall’interno. Non posso lavorare soltanto i fondi che mi dà la società. Devo sperare di non ottenere i risultati che hanno fatto Entella e Pescara. Devo fare di più, creare capitale. E’ uno sforzo immane”.

LA FORZA DELLE IDEE. Solo le idee potranno portare gioie al Lecce. Corvino continua a riguardo: “Tenete conto che quest’anno non ci siamo solo preoccupati di guardare solo al risultato della prima squadra. Ci siamo preoccupati di creare i presupposti per il futuro. Noi non ci alziamo presto la mattina per prendere il caffè, lo facciamo far nascere idee“. La forza economica conta fino a un certo punto nel calcio secondo il dirigente: “Si può crescere solo con queste, in campo e fuori dal campo, solo così si cresce, non con i fondi. E’ giusto che ci sia rigore economico e noi dobbiamo crescere così. Da domani si parlerà del futuro, mi rimetto a voi se dovete chiedermi qualcosa sulla stagione passata”

MODELLO CORVINO. Pantaleo Corvino racconta il modello di lavoro che lo ha accompagnato in tutte le esperienze: “Ognuno di noi ha delle linee guida e dei modelli. Il modello che hai deve essere riportato. Io ho dato il mio modello del settore giovanile a ogni socio. A Firenze invitai tutti i giornalisti per parlare di ciò, lo vorrei fare qui ed è un modello che porto avanti da 40 anni. I modelli si migliorano sempre. Ritornando a Lecce ho riproposto ciò e mi sono affiancato a una persona che possa sposare questo modello. Non è facile e qualcuno ha alzato la mano, chiedendomi delucidazioni. Ho avuto 13 titoli giovanili e il mio modello ha prodotto risultati e risorse economiche. Sono giunte risorse tecniche e economiche. Pochi o nessuno ha fatto meglio di me. I risultati sportivi dipendono anche dagli altri, lasciamoli stare. Mi fa piacere che il settore giovanile abbia la possibilità di andare in Primavera 1, dove il Lecce ha trionfato 7 volte senza Appiano Gentile, Zingonia, Trigoria, Milanello. L’Under 17 è tra le prime 8 di quella categoria. Tutto in nove mesi. Vuol dire che abbiamo fatto un bel lavoro che produce bei segni”.

ALLENATORI. A seguito di espressa domanda, Pantaleo Corvino ripercorre la storia recente degli allenatori del Lecce. Il direttore tecnico spiega i motivi che hanno portato alla firma di un contratto annuale con Marco Baroni, che sarà presentato domani, dopo il triennale che suggellò l’accordo con Corini. Corvino parte dai fatti della scorsa estate: “Io mi sono trovato a partire con un allenatore, Liverani, che aveva due anni di contratto e gli ho offerto il prolungamento per dimostrare che credevo in lui. Liverani è stato esonerato prima della partenza del ritiro e mi sono ritrovato con la ricerca di un nuovo tecnico in due giorni”. E poi: “La scelta dell’allenatore ha due fasi: il fidanzamento e il matrimonio. La prima fase può durare 1 anno, 1 mese o 3 anni. Io ne ho fatti 7 prima di sposarmi. Dopo Liverani, ho scelto per il meglio in base a quello fatto e la decisione è caduta su una persona con trascorsi importanti. Ora si è avuto tempo per pensare, guardandoci intorno secondo le linee societarie. Abbiamo scelto un allenatore (Baroni, ndr): insieme abbiamo convenuto fidanzarci per un anno. Io ho preso l’opzione per un altro anno prima, poi, di sposarci eventualmente. Non è stato possibile replicare quanto fatto prima e ho dovuto mettere da parte il mio ‘io’ per accettare. Non sempre si può fare quello che si vuole. Prima c’è stata una valutazione tecnica e ho messo in secondo piano l’aspetto della durata vista la situazione economica”.

 

 

 

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2 anni fa

Giusta frase, noi Salentini purtroppo siamo rimasti ancora oggi con la mentalità provinciale

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2 anni fa

E pure 20 anni fa la storica primavera di portò le sue fortune grazie ai talenti stranieri: konan bojnov, ledesma e il grande vucinic

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2 anni fa

Nessuno mette in dubbio il Suo lavoro. Ma non è neanche giusto criticare il lavoro altrui. Magari qualche suggerimento farebbe bene.
Se per un breve periodo la società non ha valorizzato qualche calciatore lo si deve anche a chi ha saputo ben pescare nelle altrui realtà. Caro Direttore dobbiamo essere sinceri.

Torneremo in A
Torneremo in A
2 anni fa

gioco Pettinari perché non aveva rinnovato 3 ANNI, perché ha dichiarato che era fuori dal progetto?
Stepinski è un finalizzatore, una prima punta, perché paragonarla a Pettinari che è una seconda punta che gioca larga?
L’anno scorso Pettinari con un trapani che non esiste più è stato capocannoniere…
Stepinski?

Pietro
Pietro
2 anni fa

Si ma il caso Pettinari è stato gestito male.

AL
AL
2 anni fa
Reply to  Pietro

Pettinari è stato prima scartato da Liverani, poi tornato a Lecce solo (sottolineato solo) per il fallimento del Trapani, nel primo ciclo è diventato il compagno di mal di pancia di Falco.. Volevano solo soldi e hanno contaminato lo spogliatoio con queste pretese. Solo nella seconda metà del campionato il signorino Pettinari rimbeccato anche da alcuni compagni ha iniziato a fare il suo dovere. E tu chi sei, Pietro, per far la morale?
Ci stracazzu sinti?

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