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Schön, una (fantastica) sconfitta indimenticabile da portare sempre dentro

Poteva essere una giornata storica per l’Ungheria, ieri. E anche, un po’, per tutto il calcio europeo. Alla Puskas Arena di Budapest, si è rivisto per la prima volta uno stadio pieno in ogni ordine di posto nell’era post-Covid. L’esperimento, portato avanti dal paese guidato politicamente dal primo ministro Orbán, ha regalato un esordio caloroso alla nazionale magiara, allenata da Marco Rossi, e inserita nel girone di ferro con i Campioni del Mondo in carica (Francia), i Campioni d’Europa uscenti (Portogallo) e i Campioni del Mondo 2014 (Germania). Dove non arriva la tecnica, serve sacrificio, corsa e furore agonistico, si penserebbe. Ancor meglio se attorno al rettangolo verde c’è la stragrande maggioranza di tifosi a spingerti.

Ungheria-Portogallo è stata una partita ispida, quasi perfetta per i padroni di casa (orfani anche della stella Szoboszlai), condannati a difendere ed attendere i lusitani, comandanti con il 65% di possesso palla. La sliding door della vita arriva però all’80’ di fronte a Szabolcs Schön, ragazzo ventenne di Budapest che un gol nell’arena intitolata alla leggenda del calcio d’Ungheria lo sognava sin dai primi passi sportivi in un settore giovanile prestigioso come quello dell’Ajax. A 20anni, Schön ha esordito a Euro20 (dopo aver giocato solo 1′ con la Nazionale nel test-match con l’Irlanda) entrando al posto di Sallai.

Due minuti dopo l’ingresso, la magia. Passaggio filtrante tra le maglie della difesa del Portogallo, schierata alta, scatto a testa bassa verso l’area e tiro beffardo, secco, sul primo palo che beffa Rui Patricio. Il portiere tocca e basta un pallone che, docile, bacia le reti della porta. La Puskas Arena esplode e, in quel momento, i battiti di Schön e dei cuori dei tifosi ungheresi raggiungono picchi esagerati. In vantaggio contro i campioni d’Europa nel girone di ferro, un’impresa da portare a termine, suggellata da un giovane di Budapest sempre lontano dal paese natio per inseguire il sogno (ora è in forza al Dallas negli USA).

Il calcio però a volte non premia i romantici, e il cinismo ha la meglio. Il secondo assistente strozza in gol l’urlo a Schön. La sentenza del fermo immagine è inequivocabile: posizione irregolare di poco e tutto da rifare. Scampato il pericolo, però, il Portogallo rompe gli argini e dilaga nel finale facendo 0-3: tiro di Guerreiro deviato che mette fuori causa Gulacsi e la doppietta del recordman Cristiano Ronaldo, che gioca e segna nel quinto torneo continentale disputato. Quando il giovane CR7 cercò il titolo casalingo in Portogallo trovando solo le lacrime nella finale contro la Grecia era il 2004. Schön, allora, non aveva ancora compiuto 4 anni. Dalle lacrime, nasce la voglia di lavorare ancor più duro per cercare i successi. Al 20enne Schön, nel day after di una favola mancata, auguriamo di vivere altre esultanze simili alla Puskas Arena. Il tempo non manca.

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