Efficacia anche nelle azioni personali e nelle mischie, meno bene sui tiri da fermo. Le statistiche delle 90 reti, tra fatte e subite, del campionato giallorosso.

Poco meno di tre settimane fa si concludeva, con il successo sul Pordenone seguito dalla festa Serie A, l’entusiasmante stagione del Lecce. I tifosi hanno vissuto un continuo crescendo di qualità nel gioco di Baroni e, soprattutto, nella compattezza di una squadra che, nella fase-clou, ha piazzato l’allungo decisivo. Questo lo ha fatto grazie ad una grande efficacia realizzativa e ad una compattezza straordinaria nella fase arretrata. Alla fine sono stati 90 i gol nella trionfale stagione giallorossa tra fatti (59) e subiti (31): noi li abbiamo analizzati uno per uno, e ne è venuta fuori un’interessante analisi statistica.

DESTRO, SINISTRO E TESTA. Nella “lotta” tra piedi, a vincere è stato ovviamente quello più diffuso. Dato statisticamente prevedibile quello che ha portato al netto 35-10, favorito dal fatto che i mattatori della stagione, ovvero il tridente, pur non disdegnando conclusioni mancine hanno nel destro il “cannone” naturale. Nove, invece, i gol siglati di testa, con il capocannoniere Coda specialista. Non straordinario, in questo senso, l’apporto della difesa, che ha registrato i soli centri singoli di Tuia e Dermaku arrivati attraverso questo fondamentale.

RIGORI E PUNIZIONI. Ancora una volta è stato notevole l’apporto dei centri giunti dagli undici metri, segno che il Lecce ha continuato ad essere squadra particolarmente propensa all’alto numero di ingressi in area. Sono stati sei i rigori realizzati, tutti da un Massimo Coda che, senza gli errori con Como e Cosenza, sarebbe stato perfetto anche sotto questo profilo. Malino, invece, per quanto riguarda i calci da fermo in generale. Appena un gol, quello di Tuia con l’Alessandria all’andata, è arrivato da corner, mentre sono stati zero quelli messi a segno su punizione diretta e solo due sugli sviluppi di una punizione indiretta.

PIU’ MANOVRE CHE RIPARTENZE, SUPER DA FUORI. Che le corsie esterne siano state determinanti per il successo giallorosso è fatto risaputo, riscontrato anche dai dati. Ben 14, infatti, sono stati i gol messi a segno finalizzando un cross, arrivato sempre dalle fasce fatta eccezione per la pennellata di Strefezza per la prodezza di Coda a Cosenza. Netta la differenza di apporto in termini di gol tra le azioni manovrate (12) e le ripartenze (4), segno inequivocabile del fatto che il Lecce ha puntato sulla costruzione del gioco più che sullo speculare e ripartire. Non sono poi mancate le azioni personali (7), i tocchi risolutori in mischia o tap-in (9) e soprattutto i tiri da fuori: con 9 centri dalla distanza i giallorossi sono stati tra i migliori della categoria, trascinati da uno Strefezza vero specialista. Solo tre, infine, le reti propiziate da lancio lungo.

DIFESA BUNKER. La qualità difensiva è stata a dir poco determinante nella promozione del Lecce, e l’assenza di punti deboli arretrati si evince anche dal fatto che le tipologie di gol subiti è grossomodo distribuita. In maggior numero si registrano le reti arrivate su contropiede, azione manovrata e mischia, appena 5 a testa. Solo 4 sono state le conclusioni vincenti arrivate dalla distanza da parte degli avversari, mentre ancor meno quelle giunte da cross (3), di testa (3), da corner (1) e su lancio lungo (1), segno che posizionamento e marcature preventive imbastite da Baroni hanno dato, eccome, i loro frutti.