Tra le note positive della buona prestazione del Lecce con il Bochum ci sono soprattutto gli attaccanti e la mezzala islandese.

Una sconfitta che non fa certo male quella subita ieri dal Lecce con il Bochum. Anzi, la terza amichevole è forse quella che paradossalmente ha dato i maggiori segnali positivi a Marco Baroni, consapevole del lavoro da fare per limare i punti deboli così come delle armi su cui puntare con maggior convinzione. Aspetti che andiamo ora ad analizzare nello specifico.

Il gioco espresso dai giallorossi è apparso in crescita per idee e fluidità, dando vita ad un’ora di gioco di grande Lecce in cui i giallorossi hanno dominato e (per almeno un terzo del tempo) schiacciato gli avversari. Alla fine le occasioni nitide create sono state ben 13 (11 delle quali con in campo i titolari) contro le appena 4 avversarie. Un predominio da applausi anche perché di fronte c’era una squadra reduce da uno strepitoso tredicesimo posto in Bundesliga (alla pari, per rendere l’idea, di Wolfsburg ed Eintracht Francoforte), lievemente in ritardo sotto il profilo della preparazione atletica ma già al completo per quanto concerne il mercato. Le migliori azioni, come sempre dalle corsie soprattutto offensive, ma non sono mancate le verticalizzazioni (tante davvero) partite da Helgason e Hjulmand.

Formazioni alla mano, è palese il trend di un precampionato in cui Baroni ha voluto mettere da una parte un blocco di 16/17 potenziali titolari, dall’altra elementi che saranno per lo più utili a gara in corso o che magari sono tra i partenti. Rispetto al solito le uniche novità sono state Bleve per Brancolini (potrebbero anche giocarsi una maglia numero 12 per la stagione), Calabresi per Tuia e Colombo per Ceesay, queste ultime due scelte dettate da situazioni d’infermeria.

In attesa di Falcone, i due estremi visti ieri non hanno avuto ruoli da protagonisti anche perché per due terzi di match, come detto, il pallino del gioco è stato esclusivo appannaggio della formazione salentina. Poco da fare, invece, sui tre gol teutonici, questo per evidenti demeriti di una difesa che ha (comprensibilmente, tra assenze ed abilità altrui) un po’ balbettato. Niente svarioni clamorosi, ma un paio di posizionamenti non adeguati (su primo e terzo gol) che hanno favorito le marcature del Bochum. La voglia di lotta di Calabresi può davvero tornare utile in ogni ruolo per la stagione, più in difficoltà Dermaku ma solo sul piano della velocità, perché sulle palle alte ha schiacciato il temibile Hoffmann. Sulle corsie ancora bene sia Gendrey che Gallo, sempre propositivi e che dietro hanno concesso il minimo (anche se purtroppo in un’azione decisiva) ad Asano ed Holtmann. Promette bene l’esordiente Baschirotto: tecnicamente da sgrezzare, certo, ma un cross perfetto per Rodriguez e tanti inserimenti fanno ben sperare.

A centrocampo è brillata la stella di Helgason. Per lui un assist al bacio per Colombo, un gol buono annullato, un altro sfiorato e personalità in netto e fondamentale crescendo. Da Hjulmand e Blin la solita fame/necessità di fare legna in mezzo al campo per far ripartire il gioco giallorosso, mentre stavolta hanno dato meno spettacolo Gonzalez e Berisha: alla prima sfida delle loro carriera contro un avversario “pro” era comprensibile, ma anche stavolta il potenziale mostrato fa ben sperare. Più in ritardo sono apparsi invece Majer e Gargiulo, entrati nel momento più complicato e con meno minuti nelle gambe rispetto ai compagni.

Vince il trofeo di aspetto più positivo scaturito dall’amichevole di lusso con il Bochum l’intesa tra Gabriel Strefezza e Lorenzo Colombo. Alla prima insieme, i due hanno ridotto in poltiglia la difesa della squadra della Westfalia, che senza la traversa ed i miracoli del proprio portiere avrebbe raccolto 6-7 palloni dalla propria porta. Il giovane scuola Milan inarrestabile nell’attaccare profondità, la Maravilha paulista un tornado tra le linee abile a sfornare tiri, lasciare sul posto avversari e dispensare trivele ed imbeccate: così il Lecce può sperare di fare benissimo in Serie A. Ancora tanta fiducia, poi, a Listkowski, che come Rodriguez (a un soffio dal gol di testa) dimostra di avere i numeri per poter dire la sua soprattutto a gara in corso.