Il sacrificio e la capacità di rialzarsi con gli occhi fissi sui sogni ha caratterizzato tutta la vita dell’ex capitano giallorosso: “Vedi, io sono cresciuto con l’esempio di mia mamma. Ha educato 4 figli da sola, senza mai mollare. E non lo fa tuttora che sta lottando contro la leucemia. Ricordo quando dissi: Mamma voglio andare a giocare (nella scuola calcio di Borgo Pace, ndr) Bisognava avere almeno 6 anni, io ne avevo 5. Mia madre allora andò a chiedere. Impressionai il presidente e fui preso subito. Non ho mai mollato, sono figlio della sofferenza. Amavo giocare nel campetto delle Case Magno. Era il mio Via del Mare. Solo a pensarci mi vengono i brividi. Quel campetto mi ha permesso di sognare. Ogni tanto ci torno ancora. Vivere la sofferenza mi ha insegnato il senso delle piccole cose”.

L’infanzia di Checco è stata segnata anche dalla perdita prematura del padre: “Il giorno prima del mio decimo compleanno papà fece un incidente stradale e morì. Quando mia madre me lo disse, corsi  in camera ad abbracciare delle scarpe da calcio che mio padre mi aveva appena regalato”

L’amore per Lecce e per il Lecce non può mancare in ogni intervista: “Lecce è la mia città, per me è tutto. Il sangue e il cuore sono leccesi. A 24 anni l’esordio in B con gol sotto la curva. Conquistammo la promozione. Da capitano tornammo in B, un’emozione vera. C’è un legame unico con i tifosi”

Il sacrificio è stato ed è sempre tanto. Lepore ricorda pensando ai suoi 18 anni quando lavorava in fabbrica prima di allenarsi a Castelfranco Emilia e il brutto infortunio che interruppe la prima stagione con il Lecce per poi accasarsi al Varese: “Ho imparato ad apprezzare le piccole cose e a comprendere il vero valore di ciò che ci accade. Ci allenavamo alle 19. Durante il giorno lavoravo in fabbrica 8 ore, mi svegliavo alle 4 del mattino e vivevo in un garage adibito a casa, senza riscaldamento. Mi sono dovuto adeguare. Dopo aver vinto la B con il Lecce sono andato a Varese dove ero un simbolo e mi sono trovato fuori rosa. Oppure quando da svincolato correvo da solo nelle campagne bresciane e l’aver ricominciato dalla C2 o dalla D. E l’ho fatto in silenzio. Dovevo farlo per me e per la mia famiglia”.

I segreti della longevità di Checco sono semplici: “L’alimentazione, il sonno, l’allenamento fuori dal campo… sto attento a tutto. E poi il leggere mi aiuta nella concentrazione. Come i testi di Paolo Borzacchiello o le biografie di campioni. Non sono mai stato dietro ai social, alle chiacchiere, alle discoteche. Uso un mio concetto Fare e basta”.

Le ultime vittorie sono state a Monza e Lecco, dove ha conquistato altre due promozioni in B: “Monza è stata entusiasmante. Il secondo anno abbiamo vinto la Lega Pro. Il Presidente Berlusconi era sempre vicino alla squadra, prima della partita ci caricava ogni volta. Il Dottor Galliani lo sento ancora. Mi ha scritto dopo l’ultimo gol con il Venezia ‘Complimenti bomber’. Per tutti è stata una vittoria scontata per il valore dei giocatori. Ma noi lavoravamo ogni giorno al massimo, senza mai accontentarsi. Lecco? Non è mai facile vincere. Mia moglie mi aveva avvisato. Avevo già vinto 5 campionati, i playoff mai.. era ora di farlo ed è stata una liberazione Loro sono la mia forza”. La chiusura con l’ultimo, o forse meglio dire il prossimo sogno: “L’esordio in A”.