Lazio, Genoa, Frosinone e ora Fiorentina. Il Lecce ha fatto quattro su cinque vittorie nell’ultimo quarto d’ora di gara, un dato eclatante in relazione ai successi complessivi, che sono cinque. E anche con la Salernitana il sigillo arrivò a tempo scaduto con il 2-0 dal dischetto di Strefezza.

Un elemento, questo, che si porta dietro una duplice chiave di lettura. Sicuramente sotto il profilo del carattere la squadra giallorossa ha dimostrato di crederci fino alla fine, anche quando tutto sembra perduto in modo beffardo come con la Fiorentina. Un episodio, un calcio da fermo in proprio favore, un’azione prolungata, perfino un contrasto vinto: all’undici di D’Aversa basta davvero poco per far scattare quella scintilla in grado di riaccenderne la verve, persino nei momenti di maggior frustrazione e dopo situazioni che avrebbero abbattuto anche la squadra più esperta.

In quei casi il Lecce ha dimostrato di sapersi abbattere come una furia non solo con dirette concorrenti come il Frosinone, ma anche contro squadre di medio-alta graduatoria come Milan, Lazio, Genoa, Bologna e Fiorentina. Questo 4 su 5 si porta tuttavia dietro anche un rovescio della medaglia, ossia che quello dell’assalto finale rischia di diventare l’unico modo in cui la squadra riesca ad ottenere bottino pieno.

Salernitana esclusa, e parliamo di settembre, tutte le volte in cui il Lecce si è portato in vantaggio è stato poi raggiunto. E se con realtà da artiglieria pesante come la Roma questo è comprensibile, più nocive sono state le mancate preservazioni del risultato avvenute con Empoli, Cagliari e Verona in primis. Certo, l’importante è vincere. Ma con un miglioramento nella gestione, aspetto che va di pari passo con il fare esperienza in senso sia lato che stretto, questa squadra può davvero fare il salto di qualità e godersi un cammino più tranquillo che davvero meriterebbe alla luce del gioco prodotto.