Fare la formazione o non sapere la formazione non esclude che non la influenzi fortemente, nel modulo e nelle scelte. Qui in molti, anzi in moltissimi hanno accolto Gotti come l’uomo giusto, che senza isterismi e personalismi avrebbe potuto fare scelte ragionate, soprattutto lavorare sulla testa dei giocatori e quindi sul gruppo, visto che solo con quello a Lecce si scrivono imprese. Gruppo che, per opera di daversa, peraltro arci sgamato nell’ambiente, era a pezzi. Sempre in tanti, ovunque dai social allo stadio, dai bar ai luoghi di ritrovo, auspicavano 2 punte, Blin, Dorgu e pure il 442, e contestuale defenestramento di D’aversa. Ad oggi si ringrazia la ncapuzzata patetica, altrimenti c’era da piangere. E chi scrive non conosce se Gotti è l’uomo scelto da Corvino o ci sua molto del presidente sulla scelta del nuovo tecnico. In ogni caso, quello che mi infastidisce è che si vuole trattare i tifosi (o ridurne ad una piccola parte di essi) alla stregua delle pecore, laddove è più facile, anzi è piuttosto pacifico, che proprio il calcio, da ambiente chiuso qual è, pullula di caproni semianalfabeti. Chiaramente privilegiati, ma di sicuro tutt’altro che scienziati. Perché il calcio resta uno sport, un po’ più complesso di altri, ma sempre tale. Chi lo guarda da anni, addirittura da decenni, è perfettamente in grado di muovere un appunto o una critica. Nel caso specifico, quest’anno chi si lamentava ha avuto ragione, ad oggi. Quanto meno per l’inversione di rendimento. Infine più rispetto verso una piazza che aiuta a fare meglio e a realizzare determinati progetti, che porta punti, che se gli stessi interpreti li proponevate a Sassuolo Empoli Monza ecc.. stavamo già in B. Sempre Forza Lecce

Berjscha