
L’ex Genoa, presentato oggi al Via del Mare, non vede l’ora di iniziare a lavorare dopo due anni in chiaroscuro.
Negli occhi di Gianluca Lapadula si vedono rabbia, concentrazione e cattiveria agonistica. Le parole, lente e cadenzate, trasmettono furore e voglia di mordere ogni pallone e ogni centimetro nelle aree avversarie.
SCELTA. “Appena ho sentito Lecce parlando con Libertazzi è piaciuta molto la situazione. Conosco la Puglia da quando sono bambino grazie alle mie origini. Negli ultimi due anni al Genoa ho lottato per la salvezza, mi è servito molto come bagaglio personale. Non è il primo anno che lotto in basso”.
MISTER. “Ho conosciuto Liverani in aeroporto a Roma. Me ne hanno parlato benissimo tutti, c’è grande carisma e idee di gioco. È un grande allenatore”.
DOPPIA IDENTITA’. “Chi è il vero Lapadula? Entrambi, quello esaltato e quello che ha avuto in difficoltà. Dopo Pescara ho avuto dei problemi fisici che non mi hanno fatto esprimere al meglio. Al Milan c’era un Lapadula sano, spero di poter essere il Lapadula che ha chiuso la stagione al Genoa, giocando 4-5 partite alla mia altezza. Come infortuni ho già dato”.
PRIMI PASSI A LECCE “Io avevo bisogno di entusiasmo, venivo da due anni molto difficili. Sapevo che c’era tanto calore e entusiasmo. Il Lecce mancava da molto in A e ringrazio tutti per l’accoglienza. Non ho ancora pagato il caffè.”
PUGLIA E GUIDE TECNICHE. “Vengo in Puglia a Savelletri da quando ho 2 anni, sono legato a zii e cugini di Fasano. Sono stato fino a due tre giorni fa. Ci sono tanti allenatori che hanno inciso nella mia carriera. Mario Petrone, tecnico che ha fatto tanta Lega Pro e B ad Ascoli. Ringrazio tanto Vincenzo Vivarini, mi ha dato ordine in campo a Teramo con Donnarumma. Loro due mi hanno lasciato qualcosa di importante a livello di identità. Gli altri mi hanno fatto fare esperienza, positive e negative, ma in queste due persone mi rivedo molto”.
RACCOMANDAZIONI. “Ho sentito tantissima gente su Lecce. Checco Palmieri mi ha parlato di una città stupenda, come piazza e tenore di vita. Mi ha parlato anche dei pasticciotti. Non mi sono ancora allenato con gli altri, non vedo l’ora di iniziare. Ho giocato con Gabriel, Rossettini e Tabanelli. Contro? La Mantia, Cosenza, che non c’è più, Vigorito e tanti altri.”
RUOLI. “Prima o seconda punta, cambia poco. Ho fatto anche il trequartista nel 4-3-1-2. Conosco bene Falco e La Mantia, mi piacciono molto. Grandi giocatori, conoscono bene i movimenti. Mi sento di dire che l’aiuto di Lapadula in questo momento è basato su grandissima motivazione”.
COMPAGNO PREGIATO. “Yilmaz? Più una rosa ha giocatori importanti più ti diverti in campo ed è meglio per tutti. Mi auguro che la società faccia le scelte giuste, non ho dubbi al riguardo”.
ZERO PROMESSE. “Quest’anno voglio entrare in campo ed essere Lapadula. Non faccio promesse, ho fatto una promessa a me stesso ma a Lecce e alla città non ne posso fare. Per me è fondamentale stare bene, in base a questo ho tante sicurezze.”
RABBIA GENOANA. “Al Genoa ho subito qualche delusione. Non mi volevano vedere nemmeno in cartolina. Le scelte societarie vanno rispettate, sono rimasto dispiaciuto da come mi hanno trattato, le cose le ho dette prima di firmare ma ora non è più importante. Ora inizia un cammino importante, l’ho voluto fortemente. Non si può parlare di nessuna prospettiva, ora ho in testa ora il ritiro. Devo fare benissimo questo mese e non vado oltre coi pensieri”.
NUMERI DI MAGLIA. “I vincitori del campionato hanno la precedenza. Ho avuto numeri importanti, ma quest’anno è giusto privilegiare gli eroi della promozione. Vedremo durante il ritiro.
ITALIA O PERU’? IL LECCE. “La Nazionale? In due anni ho perso tutto ciò che mi ero guadagnato con tanta gavetta, tra Serie C, Slovenia e Parma. Ho conosciuto un calcio che non conoscevo che mi ha dato delusione e rabbia che spero di far esplodere la domenica. È normale che la nazionale, italiana o peruviana che sia, sia il raggiungimento di un sogno. Tutto questo potrebbe accadere solo tramite il Lecce. Ho detto no a Ventura più volte e ho rifiutato la Coppa America. Il Perù? Ora apro solo la porta del Lecce, le porte fanno sfondate poi è tutto un meccanismo che va da solo”.
