La rete del 34enne ha inaugurato nel migliore dei modi il tripudio di ieri, consegnando così un giusto riconoscimento al condottiero giallorosso, troppo spesso in sordina e scudo del gruppo nei momenti più bui.

La prima istantanea parte dall’ingresso in campo per il riscaldamento. Mentre il Via del Mare, già visibilmente caldo, si riempiva pian piano, il Lecce usciva dal tunnel per le ultime sgambate prima della gara. Il primo a sbucare dalla pancia del Via del Mare è stato lui, capitan Fabio Lucioni con tanto di testa rasata per l’evento. Appena entrato in campo, il centrale si è lanciato in uno scatto voglioso, agonisticamente rabbioso, verso i palloni posizionati sui cinesini in campo. La progressione è poi seguita palla al piede, parallelamente alla linea dei sedici metri. Tocchi di destro-sinistro, sinistro-destro per sciogliere quella tensione accumulata dopo l’abbraccio collettivo prima di scendere sul rettangolo verde.

Al fischio d’inizio, poi, Lucioni è stato uno degli attori protagonisti del film scritto da Baroni. Pressione alta sul possesso del Pisa, ricerca dell’anticipo e attenzione a non far giocare in area i pericolosi Torregrossa e Puscas. La proiezione è andata alla perfezione e Lucioni ha giganteggiato difensivamente insieme al rubapalloni Hjulmand, anch’egli ieri ispiratissimo dopo i guai fisici che lo hanno rallentato contro la Reggina.

Il Lecce ha messo subito alle corde la squadra di D’Angelo sin dalla prima palla gol confezionata di testa da Dermaku dopo pochi minuti, ma per sbloccare la contesa ci voleva la zampata del capitano. Era il minuto 18 quando, dopo un azione prolungata con lampo di Strefezza non colto da Di Mariano, Lucioni è rimasto appostato nell’area pisana in proiezione offensiva. Il cross quasi a occhi chiusi di Coda, attaccante amante anche degli assist, chiedeva solo di essere spinto in rete. Lucioni, solo nel cuore dell’area, non ha fallito e, di piatto, ha beffato Livieri.  L’esplosione successiva al gol è stato un urlo liberatorio. C’era tanta pressione in campo e sugli spalti e l’abbraccio collettivo di squadra e tifosi sotto la Tribuna Centrale, dove è corso Lucioni per dedicare il gol, ha incanalato al meglio una partita quasi da dentro o fuori.

Il centrale ternano non segnava in B dal 2-1 rifilato all’Hellas Verona il 26 febbraio 2019, mentre l’ultima rete fu festeggiata nel vuoto del Via del Mare contro la Lazio in una vittoria con lo stesso punteggio il 7 luglio 2020. Dopo lo spettacolare coast to coast che ha portato al 3-0 finale di Lecce-Monza, segnato da Coda e l’assist al 9 servito in occasione della rimonta con l’Alessandria, mancava il sigillo personale. La firma di Lucioni in una partita che serve sul piatto d’argento la promozione in A è un po’ il simbolo del nuovo corso intrapreso dal Lecce con Marco Baroni. Attenzione al reparto difensivo dopo anni di imbarcate, solidità e gestione del gruppo affidata al calciatore alla quarta stagione a Lecce, la prima da capitano full time dopo aver raccolto l’eredità di Mancosu.

“La ricetta per essere sempre qui è il lavoro”, ha dichiarato Lucioni in conferenza stampa ieri dopo la vittoria. Il lavoro, che tradotto in campo porta prestazioni prima e risultati poi, è stato anche l’antidoto alle critiche piovutegli addosso, come singolo, uomo-copertina della difesa e capitano del gruppo, nei momenti più bui. Qualcuno, dopo aver fatto (anche giustamente) notare gli errori, ha oggi il dovere di esaltare Lucioni, autore di una stagione da leader assoluto di una squadra che continua a sorprendere in attesa di raggiungere l’obiettivo più bello.