In diretta dalla sala stampa dello stadio Via del Mare la conferenza stampa del direttore tecnico del Lecce Pantaleo Corvino e del direttore sportivo Stefano Trinchera. Aggiornare la pagina

10.29 – Tutto pronto per la conferenza stampa dell’area tecnica giallorossa

10.34 – A minuti i direttori prenderanno la parola

10.42 – Preannunciata una nuova conferenza stampa anche per la giornata di domani dedicata al mercato

“Ho parlato poco negli ultimi tempi, avrei voluto parlare dopo momenti importanti come Cremona o Bergamo, ma anche dopo momenti difficili e critici. In entrambi i casi con Stefano abbiamo deciso di non parlare per evitare certi contraddittori che potevano distrarre la squadra. Avevamo un unico obiettivo con la squadra e volevamo stare loro quanto più vicino possibile, per supportarli”.

“Oggi siamo qui a fare analisi di fine stagione e di fine ciclo, come ha detto il presidente. Questo ciclo è iniziato 2 anni e 10 mesi fa con il mio arrivo, ora è il momento delle analisi. Si fanno anche altrove, io spesso sono lungo ma ad esempio De Sanctis della Salernitana mi ha superato qualche giorno fa, volevo fargli i complimenti scherzosamente per questo. Anche il presidente ha fatto le sue analisi venendo l’altro giorno, mettendo in debita successione quelli che sono stati gli obiettivi che aveva la società quando mi ha chiamato”.

“Sono stato chiamato dal presidente in intesa con tutti i soci. Lo ringrazio perché mi ha riportato qui per il mio ultimo viaggio, volevo farlo qui, nel mio territorio, rinunciando ad altre opportunità. E lo ringrazio perché mi è stato sempre vicino. Sono partito da solo, mi ha affiancato il direttore sportivo Stefano Trinchera. Il primo giorno Sticchi mi ha detto di raggiungere come primo obiettivo, davanti a tutto, il riequilibrio finanziario, ovvero risanare le finanze di un club. Poi, come secondo obiettivo, di poter raggiungere possibilmente qualche obiettivo sportivo. Dentro di me sapevo però di non poter pensare solo al riequilibrio finanziario. Avrei potuto timbrare il cartellino e nessuno mi avrebbe detto niente, ma io sono andato oltre ed il giorno della presentazione ho detto ciò che dentro di me volevo, ovvero portare il Lecce dove l’ho lasciato, come prima squadra e come Primavera”.

“Ora facciamo il punto alla fine di una stagione che ci vede non solo in Serie A, ma anche salvati. La Primavera l’avevo lasciata in A e Campione d’Italia, ed oggi ci troviamo proprio lì. Questa è la situazione al termine del ciclo appena concluso. Di norma per raggiungere questi obiettivi si fanno i debiti, invece come detto dal presidente per la prima volta il Lecce ha raggiunto l’equilibrio finanziario. Siamo una società che ha passione per il territorio ma non abbiamo fondi e non siamo sceicchi. Possiamo fare solo il nostro possibile, il nostro meglio e questo abbiamo cercato di fare. Per poter arrivare in alto senza fare debiti serve rivolgersi a mercati alternativi, non ci sono altre possibilità visti i costi degli italiani, serve un’ottima rete di scouting che nel nostro caso registra solo due elementi a busta paga, uno per la prima squadra e uno della Primavera. Per questo abbiamo avuto a livello nazionale tanti complimenti, lo sapete”.

“Il mio obiettivo è dare il massimo delle mie competenze per questo territorio e ci sono dei parametri da rispettare. Se avessimo chiesto di più non ci sarebbe stata la parità de bilancio. Lo abbiamo fatto con un monte ingaggi, includendo anche incentivi ad esodo e commissione varie, di 16 milioni e 965 mila euro. Per la campagna acquisti, Samek incluso nella prima squadra, sono stati pagati poco più di 5 milioni e 984mila incluse le procure. Se togliamo i 3,8 milioni di entrate arriviamo a circa 20 milioni di euro. Dovevamo tenerci in questi numeri per tenere le finanze a posto, questo era il budget a disposizione. Pensiamo alla Salernitana ed a quello che, come detto da De Sanctis, ha speso l’anno scorso per fare 31 punti, ovvero numeri molto più alti. Noi abbiamo dovuto raggiungere un obiettivo sportivo senza ignorare quello finanziario, tutt’altro”.

“È impensabile pensare che faccio queste riflessioni perché non vanno bene le critiche. Non siamo in uno stato totalitario, ognuno può dire la sua. Ognuno ha la sua idea, c’è chi ti ama e chi no, chi ti mette sul piedistallo e chi ti critica, va benissimo così. E’ successo quest’anno con chi, calcisticamente, è sangue del mio sangue. Mi criticano? Va bene. Posso non capire e non condividere, posso fare di meglio per far cambiare idea. Anche a chi aveva poteri soprannaturali tiravano le pietre, quindi figuriamoci se io non posso accettare le critiche. Certo, ho fatto sempre il possibile e a volte non le capisco, ho tenuto il Lecce 7 anni in Serie A e dei 4 di B in 3 abbiamo vinto. Forse non siamo stati abbastanza chiari in questi anni, non tutti hanno capito che le nostre possibilità non sono pari alla forza e alla passione dei nostri tifosi. I tifosi sono settimi, ottavi, noi per risorse siamo ultimi. Non possiamo pareggiarli, possiamo solo dire la verità dicendo chi siamo e come possiamo fare queste cose. Magari trasferendo questi messaggi al posto di qualche critica per demotivarci ci potrebbe essere qualche critica per motivarci”.

“Se questo messaggio verrà compreso allora saremo molto più uniti, perché come ha detto il presidente è vero, fuori da qui siamo soli. Magari un giorno arriveranno risorse più importanti che arriveranno da fuori, intanto la situazione è un’altra e dobbiamo andare avanti tutti insieme”.

“Quando si è uomini pubblici esposti si sa che non puoi avere il consenso di tutti. C’è sempre chi ti critica, c’è talvolta tanto odio in giro extra calcio, ci si chiede da dove venga. Personalmente chi è sangue del mio sangue può avermi non fatto capire il perché. Se c’è una squadra che trovo in Serie B, la porti in A, la tieni fuori dalla zona salvezza con quelle risorse. Poi spesso non si capisce come la Serie A sia una maratona, quest’anno poi è durata 11 mesi, ci sono momenti di forma ed altri meno in cui l’avversario si avvicina. Quindi sì, mi sono chiesto il perché di questo. Però ciononostante ho preferito il silenzio, la concentrazione delle idee anche se certe cose non mi motivavano”.

“No, non ho mai pensato che ci saremmo salvati con ampio anticipo perché di esperienza in A ne ho tanta e ne conosco le insidie, sapevo che ci sarebbe potuto essere un calo fisiologico. Bisogna avere la forza di non spaventarsi e di non spaventare la squadra. Quando hai così tanti giovani hai paura che non siano mentalmente pronti a subire certi dubbi e certe situazioni”.

“Le mie riflessioni erano più che altro rivolte ad un desiderio e ad una necessità di essere chiari con la piazza e con i nostri tifosi. Serviva chiarezza, il presidente ha detto chiaramente che noi siamo gli ultimi. Quindi chi vuole sostenerci e godersi il nostro impegno sul campo viene allo stadio, chi preferisce altro può anche non venire”.

11.26 – Si conclude la conferenza stampa dell’area tecnica. Appuntamento a domani per parlare di calciomercato, tecnico e gestione della rosa.