Tabanelli ha messo in porta il primo gol in Serie A, cercato più volte quest’anno. Si chiude così il cerchio della prorompente crescita avuta grazie al Lecce e a Liverani.
Poco meno di due anni fa sembrava un calciatore destinato all’ennesimo rilancio. Oggi, due campionati e altrettante promozioni dopo, si festeggia l’urlo nella massima serie, assaggiata tempo fa e vissuta ora da protagonista con il Lecce.
Andrea Tabanelli ha firmato il gol al 71′ di Lecce-Genoa 2-2, esplodendo in una corsa impazzata verso Fabio Liverani. L’affetto tra i due racchiude la storia sportiva recente del 29enne, perno in questi ultimi tempi della seconda linea salentina anche a causa di qualche assenza di troppo.
L’abbraccio con Falco dopo l’1-2 lasciava già presagire qualcosa. I due, entrambi subentrati, hanno cambiato il corso di una partita complicatasi quasi irrimediabilmente dopo il doppio passivo del primo tempo. E dire che, prima della perla del numero 10, Gabriel è stato decisivo su Pinamonti.
Il pareggio del 29ene arriva alla 20° presenza in Serie A. Oltre alle dieci di quest’anno, ce ne sono state 7 con il Cesena (2014/2015) e 3 con il Cagliari (2013/2014).
I numeri però non renderanno mai l’idea del salto e del cambiamento che la vita di Tabanelli, anche non sportiva, abbellita dalla nascita della figlia Asia, da quando è approdato al Lecce, nel gennaio del 2017 dopo sei mesi ai margini del Padova, nel girone B della Serie C.
E dire che anche gli inizi salentini non sembravano tanto positivi. Schierato come alternativa a Mancosu dietro le punte, Taba non riusciva a trovare continuità di rendimento e divenne anche oggetto di contestazioni.
In B la metamorfosi: Liverani lo arretra nel trio di centrocampo donando allo stesso tempo la vena realizzativa mai avuta con tanta intensità. A fine anno, in 26 caps, i gol saranno 8. Qualcuno bellissimo (a Palermo) e anche una doppietta (nel 7-0 all’Ascoli).
L’ultimo, prima di oggi, indimenticabile, valse una gran fetta di promozione contro il Brescia. Ora è anche giunta la prima gioia in Serie A, festeggiata sempre con il solito ShowTime, marchio di fabbrica del romagnolo.
Si doveva vincere