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Lepore da figliol prodigo a capitano: “Emozioni e responsabilità. La trattativa con Tesoro? Il mio procuratore diceva ‘non ti vogliono’, poi…”

Il terzino leccese, ospite della nostra diretta di venerdì sera, ci ha raccontato tutte le peripezie percorse prima di tornare a giocare nel Lecce dopo le emozioni della Serie B 2009/2010.

Il 34enne racconta il suo passato alla Nocerina, nel campionato concluso dai molossi con il derby farsa perso con la Salernitana. L’esperienza precedente al Lecce-bis, però,  fu importante per Checco Lepore dal punto di vista tattico. Grazie alla guida tecnica avuta in Campania, nacque il Lepore terzino: “Per me fu una bella esperienza fino a un certo punto. E’ finita come tutti sappiamo non per colpa dei giocatori o della squadra. Siamo stati minacciati, non tutelati dal resto. La parte positiva è di aver incontrato mister Gaetano Fontana, che sento tuttora. Mi ha fatto capire tante cose che applico tuttora, un gesto un aspetto positivo conta all’interno del gruppo e dà dei frutti anche in campo. Con lui, poi, giocai per la prima volta da terzino destro. Facevo l’esterno alto e mi spiegò come fare male partendo da dietro, specialmente quando contro avevo una punta esterna che non mi correva dietro. Feci 5 gol da terzino e a gennaio già ci fu l’interessamento del Lecce. Purtroppo successe quel fatto che tutti conosciamo, non voglio tornarci, è brutto ricordarlo e preferisco ricordare gli aspetti positivi di quella mia stagione”.

Il Lecce ha dato la possibilità a Checco Lepore di allenarsi durante il periodo di stop seguito alla squalifica comminatagli proprio dopo Salernitana-Nocerina: “Ho avuto la possibilità di allenarmi con una squadra grazie ad Antonio Tesoro e alla società da loro guidata. Come ogni anno il Lecce puntava giustamente alla Serie B, io non volevo dar fastidio e mi accontentai anche di allenarmi con la Berretti. Ho lasciato la mia famiglia a 1000km per allenarmi. Il mio pensiero era quello di lavorare a 200 all’ora anche senza giocare la domenica. Il mio obiettivo era già focalizzato sul mio rientro. Non sapevo l’evolversi della squalifica, ma in base a quello variava il mio inserimento del Lecce. Una volta appresa la riduzione a 8 mesi, mi mancavano solo quattro partite prima di rientrare, contando anche le ferie estive”.

Nell’estate del 2014, quindi, i destini di Lepore e del Lecce si riabbracciarono. La trattativa, apparentemente facile viste le volontà e il seguito, però non fu totalmente agevole. “Il mio procuratore spingeva per farmi andare al Mantova, dove c’era Juric in panchina -svela-. Io però avevo dato la parola di Antonio Tesoro e di Fabrizio Miccoli per farmi tesserare col Lecce. Miccoli mi disse ‘stai tranquillo, la cosa si fa, mi devi dare una mano a portare il Lecce in Serie B. Sei leccese come me. Non ti preccupare’. Dopo due giorni sentii Antonio Tesoro e mi confermò tutto, raccomandandomi però di aspettare il trasferimento di altri elementi rientrati dai prestiti. Il mio procuratore incalzava dicendomi: ‘Checco, non ti vogliono, ho già parlato io’, voleva mandarmi a Mantova, ma io, testardo, vedevo solo giallorosso. Le sue parole non erano vere. Lecce era un’occasione importante, troppo, per me. Io diedi al mio procuratore un ultimatum di una settimana, attendendo la chiamata di Tesoro, mettendo in ballo il nostro accordo di collaborazione. Se il Lecce mi avesse accolto, lui non sarebbe più stato il mio agente”.

E poi tutto si concretizzò: “Il direttore mi chiamò, ci incontrammo in provincia di Brescia, dato che loro vivono anche lì per le loro ditte. In due secondi trovammo l’accordo, firmai al minimo federale pur di venire qui. Non pretendevo nulla dopo quello che mi era successo. Raggiunsi la mia squadra a Saint-Vincent con la macchina e iniziai il mio percorso con Lerda. Nel mio debutto, con il Messina, mi feci i capelli bianchi. Ero troppo felice. Peccato che presi palo. Poi, fu espulso Lopez e fui cambiato. Non era giusto forse sostituirmi, ma vabbè…”

Il primo gol nella seconda esperienza con il Lecce arrivò in un Lecce-Vigor Lamezia 3-3: “E che gol feci! In quella partita ero in panchina, c’era mister Pagliari e in attacco giocavano Miccoli e Moscardelli. Sul lancio di Sacilotto, palleggiai due volte con destro e sinistro e calciai alla grande portando il Lecce in vantaggio. Fu emozionante l’abbraccio con Miccoli e Mosca. Da lì ripartì la mia storia nel Lecce. Feci capire di poter essere titolare, e così fu da lì in poi. La stagione non fu bellissima, non ci piazzammo per i playoff chiudendo proprio con la delusione di Lamezia”.

La prima vera grande soddisfazione della nuova parentesi professionale fu un gol vittoria, rivissuto anche con un aneddoto: “Lecce-Juve Stabia 1-0? Fu un tiro da fuori sotto la pioggia, con tutti i calciatori in area. Avevo per la prima volta sotto la maglietta ‘forte de capu’ e segnai sotto la Nord. A Lecce feci tutti i ruoli. In quella partita si fece male Sacilotto, e feci il regista davanti la difesa, dopo aver iniziato da mezzala destra. Il gol all’84’ fu una liberazione e vincere quella gara, dato che potevamo andare ancora ai playoff, fu liberatorio. Cosa dissi a Mannini al momento del tiro vincente? ‘Llete, llete (togliti in dialetto leccese, ndr), voleva calciare lui”

Checco Lepore divenne il primo capitano dell’era Sticchi Damiani. Proprio il  presidente investì il ragazzo delle Case Magno con la fascia di capitano: “Il campionato con mister Braglia fu importantissimo per me. Mi voleva il Benevento, appena promossa in B, e la Salernitana, anch’essa in cadetteria. Auteri, ex tecnico dei sanniti, mi ha sempre desiderato anche in C. Prima di iniziare il campionato, mi chiamò Saverio Sticchi Damiani dicendomi ‘te la senti di essere capitano, dato che lo eri già senza fascia’. Io non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie. Non aspettavo altro e accettai subito. Mi sentivo capitano anche l’anno prima, senza fascia. Con Braglia, Fabrizio Miccoli non c’era più. Stando vicino a lui imparai tante cose, anche vedendo Giacomazzi nel 2010. Essere capitano nella mia squadra del cuore fu bellissimo, ma mi sentivo responsabile già da prima”.

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