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GdM – Sticchi: “Il Lecce è una passione che è nata a 6 anni. Un altro obiettivo? Il centro sportivo”

Il presidente giallorosso ha parlato a La Gazzetta del Mezzogiorno (intervista di Antonio Calò) del giorno del suo compleanno e di come lo festeggerà. Non manca, ovviamente, uno sguardo al delicato momento che il calcio sta vivendo.

COMPLEANNO IN CASA. «Lo farò in casa, com’è doveroso in un periodo nel quale occorre la massima cautela. Circa il futuro del torneo, il nodo da sciogliere è legato al protocollo ed in quest’ambito c’è da stabilire cosa accadrà nel caso in cui si registrasse il contagio di un tesserato. Se considerarlo alla stregua di un infortunato, facendo continuare gli altri, come prevede il modello tedesco, o se mettere in quarantena la squadra, il che significherebbe fermarsi nuovamente. Non so quando si stabilirà se portare a termine la stagione. Si tratta di una decisione complicata ed ho l’impressione che nessuno voglia assumersene la paternità. Ma prima o poi occorrerà prenderla, in un senso o nell’altro, senza tergiversare troppo a lungo».

SITUAZIONE CALCIATORI. «Inizialmente erano spaesati ed è comprensibile. Una quarantena di 60 giorni ha inciso, a livello psicologico, perché sono uomini e non robot. Pian piano, stanno ritrovando lo spirito giusto. Correre su quel manto erboso è una gran bella cosa».

UN ANNO FA COMPLEANNO E PROMOZIONE. «Ricordi straordinari. L’esperienza dell’attuale proprietà è costellata da coincidenze significative. Penso, ad esempio, al salto dalla C alla B giunto il giorno del compleanno di mister Liverani».

FEELING CON I TIFOSI. «Ho scelto di dire sempre la verità, anche quando intravedevo il rischio che potesse non essere gradita, su ciò che il club fosse o non fosse in grado di fare, sulle strategie che avremmo seguito e sulle varie problematiche. Inoltre, non ho mai risparmiato le energie. Penso che sia stato apprezzato e ne vado fiero».

IL DESIDERIO? «Dare al Lecce un centro sportivo e garantire maggiori investimenti al settore giovanile per riportarlo a certi livelli. Inoltre, è indispensabile continuare a mantenere i conti della società in ordine, cosa tutt’altro che facile stante la situazione in atto».

MOMENTI CRITICI? «E’ coinciso con la settimana successiva al pareggio interno ottenuto col Siracusa (il 31 marzo 2018 ndr). A Roma, in ritiro, ho capito che diversi calciatori avessero perso la fiducia di potere centrare la promozione in B. Ma, tutti insieme, abbiamo trovato le energie per vincere la bruttissima partita esterna con la Reggina, che ci ha dato lo slancio per approdare tra i cadetti».

TRAGUARDI IMPORTANTI. «La promozione dalla C alla B perché la proprietà la considerava come un obbligo morale, ma anche perché ho temuto che ci potesse sfuggire, dopo che ci era sembrato di averla in pugno. Il salto in A, invece, me lo sono goduto con gioia. Non avevamo l’obbligo di conquistarlo e ci siamo giocati le nostre carte con spensieratezza. Ora sarebbe bello ottenere la permanenza. Per il gruppo, che è composto da bravi calciatori e da uomini veri, per mister Liverani, che è bravissimo e ha un ottimo staff, per il direttore Meluso, che ha operato con acume in entrambe le sessioni di mercato, e per i tifosi, che hanno sempre seguito la squadra con affetto smisurato».

COME E’ NATA LA PASSIONE PER IL LECCE. «A 6-7 anni, mio padre Ernesto mi portava allo stadio. Il primo ricordo nitido, però, risale alla stagione 84/85, quella della prima promozione in A. Poi rammento le continue visite che i leccesi facevano al Via del Mare per verificare di persona come procedessero i lavori di adeguamento, che furono eseguiti a tempo di record, in vista dell’esordio in massima serie. Una sera ci andai con papà. Inoltre, anche mia moglie Marina ha sempre seguito la formazione giallorossa. Da quando sono impegnato in prima persona in seno alla società, mi è di grande supporto perché, con la sua sensibilità, è sempre attentissima ai risvolti umani legati alla vicenda calcistica e me li fa notare, evitando che mi possano sfuggire. Questo è un aspetto fondamentale perché il nostro sodalizio non intende prescindere da certi valori».

ALLENATORE E CALCIATORE PREFERITI? «A Mazzone, che incarnava da par suo il tecnico che lotta contro lo strapotere del calcio dei potenti, esattamente come il presidente Iurlano. Sul manto erboso, ho ammirato tantissimo Barbas, ma anche Benedetti, capitano che non tutti ricordano come meriterebbe. Inoltre, mi ha divertito il Lecce di Zeman».

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Luca
Luca
3 anni fa

Concordo con il presidente… Forse i tifosi più giovani non se lo ricordano o non hanno avuto modo di vederlo giocare in quel lecce a cavallo tra la fine degli anni ottanta e inizio novanta, Benedetti rimane uno dei centrocampisti più forti e completi in assoluto del Lecce, temperamento, forza fisica, capacità di inserimento tiro potentissimo e stacco di testa oltre alla grande duttilità tattica erano le due caratteristiche,anche nel calcio attuale sarebbe un protagonista assoluto. Purtroppo negli anni se ne sono perse le tracce, non viene mai ricordato da nessuna testata, non se se per scelta sua o per altri motivi..Sinceramente non ho mai capito il perchè di questo distacco dall’ambiente leccese, eppure ha scritto pagine indimenticabili, ricordo solo per citare i goal al Milan nella stagione 88-89 e 89-90,o semplicemente la rete segnata al Torino nella memorabile sfida con il Torino del giugno 1989, con quel colpo di testa imperioso su punizione calciata a rientrare da Barbas… non mi stanco mai di andare a rivedermela quell’azione.

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