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Le promozioni, i 14 gol in A, Juve, Inter e il San Paolo: Mancosu e il Lecce, un rapporto speciale

Si conclude con la cessione alla SPAL il rapporto tra il sardo ed i colori giallorossi. Cinque anni che vale la pena rivivere insieme.

In un caldo primo pomeriggio del 7 luglio 2016 il Lecce annunciò un acquisto che fece esplodere l’entusiasmo del tifo giallorosso: Marco Mancosu era un nuovo giocatore del club di via Costadura. Meluso, Sticchi e soci erano riusciti a portare nel Salento uno dei big della Serie C, uno che da avversario aveva già fatto parecchio male al Lecce ed il cui arrivo aveva innalzato la caratura tecnica della formazione di Padalino. Nessuno poteva però immaginare che quello sarebbe stato solo l’inizio di una bellissima storia d’amore.

L’esordio ufficiale di Mancosu in maglia giallorossa avvenne il 30 luglio dello stesso anno, nel primo turno di Coppa Italia con l’Altovicentino, battuto 2-1. Un gol facile facile, mero antipasto degli arcobaleni con i quali, in futuro, avrebbe illuminato i volti dei suoi sostenitori. Il trionfale avvio di campionato del Lecce di Padalino lo vide protagonista nel ruolo di mezzo sinistro di un 4-3-3 pimpante. Forse anche troppo, tant’è che alla fine i giallorossi si sciolsero schiacciati dalla superiorità foggiana. Di quel collettivo Mancosu era più testa e polmoni che piede, troppo limitato nel ruolo di centrocampista. I sei gol in campionato furono comunque buon bottino per una stagione positiva a livello personale. Anche se quella traversa tutt’ora tremante al Moccagatta di Alessandria rappresentò rammarico di non poco conto. Il tempo delle rivincite, però, sarebbe presto arrivato.

La crescita del connubio Lecce-Mancosu si materializzò di lì a poco, quando Fabio Liverani raccolse l’eredità dell’incompiuto Robertino Rizzo. Al servizio del tecnico romano, capace di valorizzarne una tecnica non certo di terza serie, il sardo diventò sempre più leader di una squadra pronta finalmente a reggere l’urto di avversari non certo qualitativamente inferiori, come Catania e Trapani. Cervello e pennello delle manovre offensive dei suoi, con i 7 gol ed i 5 assist, alcuni pregevoli (Matera e Trapani da quadro) altri pesanti (a Reggio Calabria riprese la B per i capelli), Mancosu risultò decisivo per la fine dell’incubo giallorosso.

Missione compiuta? Invece era solo l’inizio. Ed era solo l’inizio anche quel gol-capolavoro con cui, in Benevento-Lecce, siglò la prima rete nell’anno del ritorno in Serie B. Fu solo pari, come pareggio fu alla seconda con la Salernitana nonostante la rovesciata-gol con cui aprì il match. Poco è contato alla fine dei giochi, dei quali Mancosu è stato protagonista assoluto, esploso nel nuovo ruolo di trequartista e fulcro offensivo nel 4-3-1-2 di Liverani. Tanto pressing ma meno ripiegamenti. Possibilità totale di svariare, inventa e segnare. 13 e 6 assist: numeri mostruosi e per il Lecce è Serie A, la prima di Mancosu raggiunta da titolare, da capitano.

Chi è protagonista assoluto di due promozioni di fila è già, di diritto, nella storia di un club come il Lecce. Nessuno mai prima, però, era riuscito a metterci, nel terzo anno, 14 gol nel massimo campionato, per di più da centrocampista offensivo. Marco Mancosu riuscì a fare anche questo, leader di un Lecce piccolo tra le grandi ma mai a testa bassa. E ci fu il suo zampino nei due storici 1-1 interni, quelli di una neopromossa capace nello stesso anno di togliere punti a tutte le big del nord. Juventus prima e Inter poi bloccate al Via del Mare, in entrambi i casi grazie al gol decisivo del capitano. Il capolavoro-icona di una stagione da record, poi, al San Paolo di Napoli. Punizione-magia da distanza siderale e pallone sotto l’incrocio, a giochi fatti decisivo per strappare tre punti storici.

Il tutto non fu sufficiente a strappare quella che sarebbe stata una salvezza che, se magari fosse giunta grazie a quel maledetto rigore di Genova (a cui tra l’altro mise rimedio pochi minuti dopo pareggiando comunque il match), sarebbe diventata leggenda. Ma, forse, il destino di un uomo di classe, ma che non ha mai perso lo spirito operaio e battagliero, come Marco Mancosu non era quello di diventare leggenda, ma di rimanere memorabile e bellissima storia. Con picchi forse inarrivabili, storici, da libro cuore (come non dimenticare l’abbraccio del suo popolo nel momento più difficile della sua vita?). Solo in leggerissima parte compensati dalle imperfezioni di chi non è solo un numero, ma un uomo.

Un uomo che, dopo una serie incredibile, ha sbagliato 4 rigori, 3 dei quali pesanti. Che qualcosina, per sua stessa ammissione, l’ha sbagliata anche fuori. Calciatori e uomini perfetti, in giro, non se ne vedono. Ed è proprio questa imperfezione che ha reso Mancosu un leccese d’adozione, uno che da queste parti è sempre stato a casa. E lo sarà per sempre, nonostante un finale che tutti avremmo voluto diverso. Ma che non intacca il rapporto storico di chi si è voluto davvero tanto bene, piangendo ed esultando. Soprattutto esultando.

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AL
AL
2 anni fa

14 gol di cui quanti rigori non procurati d lui?

paolo
paolo
2 anni fa

GRANDE❗❗❗

AL
AL
2 anni fa
Reply to  paolo

Si si ma ora lo vogliamo sentire smentire le diffamazioni sulla squadra che lo ha reso grande…

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