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Tutti allo stadio – Il Vigorito di Benevento, “parente” del Via del Mare intitolato al fratello del presidente

Protagonista della seconda puntata della rubrica dedicata agli stadi della Serie B è l’impianto che ospita le gare del Benevento.

Dopo averne sofferto per un anno e mezzo l’assenza, depredate forzatamente di quella che, assieme ai 22 in campo ed al pallone, è la propria principale componente, gli stadi italiani hanno riabbracciato il proprio pubblico. In attesa che questo ricongiungimento si compia al completo abbiamo deciso di riportare comunque gli impianti sportivi al centro dell’attenzione, o almeno quelli cadetti, con una rubrica ad hoc. Oggi tocca allo stadio del Benevento, prossimo avversario del Lecce.

Lo Stadio Ciro Vigorito della città sannita affonda le sue radici negli anni settanta, quando nel capoluogo attraversato dal Fiume Calore nacque l’esigenza di dar vita ad un impianto ben più capiente del vecchio e piccolo Meomartini. Come luogo per il nuovo stadio cittadino venne scelto uno spazio sulle rive del Fiume Sabato, esattamente in via Santa Colomba. Da qui il nome della struttura, il cui progetto fu presentato nel 1972 e passò ben presto nelle mani del costruttore di stadi numero uno dell’epoca, il presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi.

Proprio Benevento-Ascoli fu il match inaugurale del Santa Colomba, per un taglio del nastro atteso ben sette anni e che, tra problemi strutturali legati soprattutto alle falde acquifere e piccoli stop burocratici, avvenne esattamente 42 anni fa, ovvero il 9 settembre del 1979. L’impianto si presentava da subito, in pieno stile Rozzi, come una struttura a doppio anello parente di quella che caratterizzava e caratterizzerà altri campi sportivi da lui realizzati come il Del Duca, il Partenio e, appunto, il Via del Mare.

La differenza era soprattutto nel suo essere più contenuto nella capienza, che sfiorava comunque le 30mila unità, e nell’assenza della pista di atletica. La cifra di spettatori consentiti rimase tuttavia massima per appena un decennio, visto che già ad inizio Novanta partirono le restrizioni che la decurtarono notevolmente, giungendo fino a un minimo di 7mila circa post decreto Pisanu del 2006. La proprietà giallorossa puntava però tantissimo sull’apporto del pubblico e, nei quindici anni successivi, non ha lesinato investimenti (soprattutto in tribuna centrale e Curva Sud) per rendere fruibili il maggior numero di posti possibili. Gli ultimi interventi sono ovviamente stati legati al doppio salto dalla C alla A, passaggio storico per un club che non aveva mai visto nemmeno la Serie B prima del 2016. Oggi, però, quello che nel frattempo è diventato il Ciro Vigorito (in memoria dello storico dirigente sannita, fratello dell’attuale numero 1 del club Oreste) è un impianto che nulla ha a che vedere con categorie inferiori alla cadetteria.

QUI la puntata sullo Zini di Cremona.

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