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Sesa: “Lecce in A? Vedrete le valutazioni dei talenti pescati da Corvino, ma per scaramanzia…”

L’ex attaccante del Lecce si è raccontato a tmw. Gli anni salentini sono rimasti nel cuore dello svizzero, che si augura il ritorno dei giallorossi in A.

PRIMI PASSI. “Mio padre è italiano, di Avellino, e seguivo anche io di conseguenza il calcio italiano. Mi piaceva la Juventus di Platini, Boniek, Scirea. Era una squadra fantastica. Poi chiaramente diventato professionista accantoni il tifo”.

CORVINO. “È colui che mi è venuto a prendere quand’ero al Servette e mi ha portato a Lecce. Mi ricordo che mi chiese molte informazioni sul calcio svizzero, sulle squadre. A mio avviso è il direttore sportivo che negli ultimi anni ha fatto meglio di tutti, almeno nel calcio italiano. Anche nel Lecce attuale ha pescato giocatori giovani all’estero che si stanno valorizzando e se dovesse succedere quello che sperano tutti i tifosi salentini vedrete che valutazioni avranno”.

LECCE IN A?Non dico altro per scaramanzia, dico solo che me lo auguro di cuore perché Lecce è una piazza importante che riesce ogni anno a ottenere ottimi risultati”.

LA RETE A SAN SIRO. “Il momento migliore della mia carriera? Penso alla vittoria con l’Inter per 1-0 con mio gol su punizione. I nerazzurri erano uno squadrone: Baggio, Blanc, Zamorano, Seedorf, Zanetti, Vieri. Insomma, il top del calcio mondiale. Ma in generale a Lecce ho vissuto due anni fantastici”.

NAPOLI. “A Napoli sono stato benissimo. Certo, in campo non è andata come speravo ma è la vita. In generale conservo bei ricordi del calcio italiano e posso dire di aver giocato in quello che era il miglior campionato al mondo. Anche la Serie B all’epoca era molto forte, molto competitiva”.

ITALIA A CASA E SVIZZERA AI MONDIALI.Penso che in Italia non si sia lavorato molto bene a partire dai settori giovanili: troppa tattica a discapito del ritmo e dell’agonismo. Guardate che differenza con la Premier League. Credo che il problema abbia radici più profonde. Innanzitutto dalle infrastrutture, che mancano. Servono stadi di proprietà, centri sportivi, dei campi dove i ragazzi vanno a giocare. C’è poi un problema strutturale, penso anche al Sud Italia, tradizionalmente terra del talento naturale: ora ne esce poco. Tanti ragazzi si perdono, evidentemente anche gli allenatori dei settori giovanili non sono in grado di coltivarne il talento, di far crescere questi giocatori. Ecco, l’Italia dovrebbe fare come la Svizzera o il Belgio. La Svizzera 30 anni fa ha deciso di investire in strutture e nella formazione degli allenatori. Hanno studiato i vari sistemi, fra cui anche quello italiano ma non solo, prendendo il meglio da tutti. Hanno avuto una programmazione chiara e hanno lavorato in collaborazione con i club”.

SESA OGGI.Vivo tra Ferrara e Zurigo e sono allenatore. Attualmente giro per l’Europa, mi aggiorno, vado a vedere gli allenamenti e le partite. Il calcio è sempre stato la mia vita e sono felice che ne faccia ancora parte. Ho avuto la possibilità di trasformare una passione in un mestiere e non c’è niente di più bello. “Ho giocato due anni e mezzo alla SPAL, negli ultimi anni di carriera e dopo aver passato una vita a girare io e la mia famiglia abbiamo deciso di rimanerci. Mia figlia andava a scuola lì, la città è bella e a misura d’uomo e poi a livello logistico è ben collocata”.

GIRAMONDO IN PANCHINA. ” Ho fatto il vice perché mi lega una amicizia lunga 30 anni con Rene Weiler. Quando lui è andato all’Anderlecht mi ha chiamato e per me è stata una grande opportunità quella di lavorare in un club così prestigioso. Avevamo una squadra molto forte, con giovani talenti come Tielemans e Dendoncker, per fare due nomi. Abbiamo vinto il campionato e la supercoppa, ci siamo divertiti. A quei livelli lì, con quei giocatori anche se sei vice-allenatore è molto gratificante. Abbiamo condiviso l’esperienza in Egitto, al Al Ahly, poi quando Rene è andato al Kashima Antlers, in Giappone, ho scelto di non seguirlo, preferendo concentrarmi su me stesso e vedere cosa può riservarmi il futuro”

EGITTO. “Le porte chiuse in Egitto? Questo per la tragedia a Port Said (febbraio 2012) in cui persero la vita molte persone. Da allora il Governo ha disposto le porte chiuse per le partite di campionato. Solo in Champions League africana e nelle partite della nazionale egiziana fanno entrare gli spettatori. È un peccato, vista anche la popolarità che c’è in Egitto per il calcio. Con la pandemia ci siamo tutti, noi però abbiamo vissuto già prima questa situazione e faceva uno strano effetto. Tutti in Egitto sono col telefonino in mano o davanti al computer a informarsi. I giocatori più importanti poi hanno 5-6 milioni di followers. C’è una grande fame di calcio, un seguito importante. Era un mondo che non conoscevo, ma posso assicurare che i primi 5 club sono di ottimo livello, anche come giocatori. Vedo anche una crescita a livello organizzativo e di strutture. Pur senza le entrate da botteghino ci sono tanti sponsor e grosse aziende che sponsorizzano il calcio”.

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1 anno fa

🤘

Franco
Franco
1 anno fa

Grazie ancora Sesa per quello che hai fatto a ferrara nella Spal

Gorfo
Gorfo
1 anno fa

Sesa giallorosso per sempre..

Last edited 1 anno fa by Gorfo
alors
alors
1 anno fa

Chi si risente, ciao mitico!

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