Salentini quasi sempre protagonisti di prestazioni in crescendo fino ad oggi in campionato. Soprattutto con le dirette concorrenti, però, serve più veemenza già dall’inizio.

Che il Lecce versione 2022/23 sarà una squadra più di attesa e gestione rispetto a quella della passata stagione è affare di pubblico dominio. I giallorossi, avendo in A meno possibilità di aggredire, alla pari o più, ogni avversario di turno saranno chiamati ad agire più di rimessa che di possesso, nonché ad interpretare al meglio ogni momento del match per sapere quando resistere e quando cercare di affondare il colpo. Ed il punto è proprio questo qui.

Ai giallorossi dei primi sei turni c’è, onestamente, poco da rimproverare. Si è in debito con sorte ed episodi che però fanno parte del gioco, mentre un aspetto che sicuramente va migliorato è nella bassa percentuale di sfruttamento delle occasioni, nette o potenziali, costruite nel corso delle gare. Situazioni che vengono e vanno, spesso anche frutto dello spunto del singolo, sul quale però c’è un atteggiamento che molto spesso cambia nei vari punti del match. Per farla breve: i giallorossi arrivano con maggior convinzione e cattiveria sui palloni negli ultimi 20 metri quando c’è da assalire l’avversario di rimonta, o di rincorsa.

Prendiamo l’esempio migliore, quello di ieri (che si somma a Inter e Sassuolo, e ancor più con l’Empoli): con il Monza il Lecce della ripresa non aveva certo la stessa cattiveria di quello del primo tempo, compassato e timidino dalla trequarti in su. Questo perché, ed è un aspetto positivo sotto un certo punto di vista, la paura di perdere e la voglia di ribaltarla hanno preso il sopravvento fino a disputare una seconda frazione ad una porta sola, dando l’impressione che ogni pallone giocato potesse diventare gol o clamorosa opportunità.

Un atteggiamento mancato nelle battute iniziali, dove pure il predominio era tutto degli uomini di Baroni. Quasi come ci fosse un po’ di timore reverenziale della neopromossa (solo a Napoli è mancato, quindi perché non ripetere questo approccio d’assalto e d’attenzione?) che si traduce tutto negli ultimi metri, dove spesso si è in pochi ad entrare in area e lo si fa con un po’ di timidezza per poi rinsavire dopo lo schiaffo di turno. Il Lecce ha meritato di perdere solo a Torino ed avrebbe meritato di vincere con Empoli e Monza. Probabilmente con la stessa cattiveria dell’assalto finale già nei primi attacchi la classifica sarebbe stata diversa. Di certo non ci sarebbero stati sei svantaggi in sei partite: questo è un trend da invertire per rendere quantomeno meno complicata una strada che già, e non può essere altrimenti, lo è.