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Senza anima e carattere: Lecce, che fine hai fatto? Non puoi permetterti di non lottare

Più che i ko con il Brescia diretta concorrente e con il Bologna nell’ultima casalinga, preoccupano gli atteggiamenti palesati nelle ultime due gare dell’anno.

In pochi nell’ambiente giallorosso, se non nessuno, avrebbero immaginato un fine 2019 così deludente per il Lecce. L’undici di Liverani fino alla gara interna con il Genoa, aveva non solo ottenuto un bottino di punti in linea con obiettivi e possibilità, ma si era soprattutto dimostrato appieno all’altezza della Serie A. Non solo in generale, ma togliendo un paio di uscite a vuoto aveva dimostrato di poter dire la sua con chiunque, anche con le big.

Niente voli pindarici, semplicemente la giusta mentalità ed intensità per mettere fieno in cascina lungo la difficile e tortuosa strada che potrebbe portare a una salvezza che, per il Lecce, significherebbe Scudetto. Ecco perché pronosticare le prove viste con Brescia e Bologna era davvero difficile. E se in Lombardia il netto ko poteva essere visto come il classico incidente di percorso dopo una lunga serie di ottime prove, la sconfitta di ieri, un 2-3 che poteva essere 0-6, evidenzia più di un problema.

Con i rossoblu, formazione di sicura qualità ma pur sempre con valori che non possono essere considerati da ottavo posto in su, il Lecce non c’è stato. E’ mancato fisicamente, palesando una stanchezza complessiva che può essere compresa, ma fino a un certo punto. E questo non è il dato più allarmante.

Ieri, dopo l’illusorio approccio condito da eurogol annullato a un positivo Babacar, i giallorossi sono apparsi vuoti, come senz’anima. Un grigiume diffuso al quale ha fatto seguito la salita in cattedra degli avversari, le cui qualità sono state esaltate dalla mancanza di opposizione da parte dei “nostri”. Agli errori singoli soprattutto difensivi, che per la verità hanno caratterizzato un po’ tutto il girone d’andata leccese, stavolta niente contraltare. Niente carattere.

Come se il Lecce si fosse arreso già alla prima accelerata del Bologna, arrivata dopo il quarto d’ora. Da lì occasioni felsinee a ripetizione fino, e anche oltre, allo 0-3. Mancosu e compagni, che hanno sempre lottato anche in situazioni disperate e con avversari di caratura mondiale, non hanno opposto resistenza né abbozzato reazione di sorta.

Emblematico quanto accaduto dopo il 2-3, una perla di Farias arrivata dal cielo come una grazia non pienamente meritata. Un gol che ha riaperto il match, visto che mancavano 3 minuti e più. E i giallorossi? Alla ripresa del gioco da centrocampo nessuna “aggressione” all’avversario, nessuna propulsione offensiva. Di quelle, per intenderci, viste con Milan, Cagliari, Genoa, quando il Lecce intravedeva anche solo una bozza di luce in fondo al tunnel. Niente idee, niente grinta.

Un dato di fatto che non vuole certo essere né condanna né tantomeno critica fine a sé stessa. Tutt’altro. Il Lecce ha dimostrato di essere da Serie A da quasi subito, dall’alba del campionato. Proprio per questo motivo è un peccato assistere a gare del genere. Servono aiuti dalla società, senz’altro, ma anche consapevolezza nei giallorossi che prove del genere sono da evitare sempre e comunque. Perché, arrivate nel momento sbagliato, possono anche portare a crisi d’identità nocive a lungo termine. Sarà un 2020 di sofferenza, e il Lecce non può permettersi di non lottare.

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Franco
Franco
4 anni fa

Ma come si fa a dire che ci sia un po’ di stanchezza, se si è ancora arrivati solo alla fine del girone di andata e per giunta intervallato da 3 soste per la nazionale.

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4 anni fa

La pausa metterà tutto al suo posto ??

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4 anni fa

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