Quasi un mese con i soli Falco e Lapadula a disposizione, con la Spal problemi anche per il pulsanese. I giallorossi però continuano a macinare reti.

Nove gol in tre partite, numeri da Champions. E’ questo il fattore che ha consentito a un Lecce che veniva da un lungo periodo di magra in termini di risultati di ritrovare la strada giusta e risalire la classifica, infilando le tre vittorie di fiale. Tutto ciò nonostante il peggior momento della stagione sotto il profilo del numero di attaccanti a disposizione di mister Fabio Liverani.

La gara di Verona è stata infatti l’ultima in cui il tecnico giallorosso ha potuto convocare tre attaccanti: Lapadula, Babacar (impiegati) e Falco (rimasto in panchina). Dalla settimana successiva, però, l’assenza del senegalese causa infortunio si è aggiunta a quella del lungodegente Farias, ko dal match con l’Udinese. Defezioni che hanno raggiunto il picco alla mezz’ora di Lecce-Spal, quando il problema al retto femorale di Falco ha ulteriormente complicato i piani.

Complicato, ma non negato all’undici di Liverani di siglare i due gol che hanno portato in dote tre punti fondamentali. Lecce spuntato sì, lo dice l’evidenza. Ma altrettanto evidente che a portare continuamente in zona gol i calciatori giallorossi è lo stesso gioco impostato dal tecnico, un gioco coinvolgente e che spesso manda al tiro, nel singolo match, circa la metà degli effettivi in campo.

Lo si è visto a Napoli nella sua massima espressione, ma anche in un secondo tempo con la Spal in cui il Lecce sembrava tutto tranne che una squadra senza attaccanti. D’altronde Liverani lo ha ammesso: ha nella Lazio di Eriksson la sua più grande fonte d’ispirazione. Una squadra che segnava a valanga, mettendo davanti il gioco corale del 4-5-1 rispetto alla necessità di avere il goleador capace di convogliare. Ecco perché questo Lecce ha la possibilità, nel suo piccolo, di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Di andare oltre le difficoltà rappresentate dagli infortuni.