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GdM – Marino ricorda Ascoli-Lecce 0-2 del 1990: “Scendemmo in campo tesissimi e la presenza dei tifosi fu decisiva per la vittoria”

Il 22 aprile 1990, espugnando per 2-0 il terreno dell’Ascoli, il Lecce di Mazzone conquistò la sua seconda permanenza consecutiva in serie A.

Al “Del Duca”, la gara fu decisa dal micidiale uno-due assestato ai marchigiani (già retrocessi in B), a metà ripresa, dall’argentino Beto Barbas. Quella gara la racconta ora Raimondo Marino, difensore del Lecce 1989/1990, in un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno (curata da Antonio Calò).

RICORDI DELLA PARTITA. «Scendemmo in campo tesissimi, perché eravamo consapevoli del fatto che ad Ascoli ci giocassimo tanto, se non tutto, in quanto nell’ultimo turno del campionato il calendario ci assegnava la difficile sfida casalinga con la Juventus.  I nostri avversari tennero botta per oltre un’ora. Poi sbloccammo il risultato e raddoppiammo quasi subito, mettendo in cassaforte una permanenza inseguita con impegno e spirito di sacrificio».

TANTI TIFOSI GIALLOROSSI AD ASCOLI. «Fu una migrazione. Ne giunsero tantissimi dal Salento, ma altrettanti dall’intero centro-nord Italia. Per noi, costituirono una spinta importantissima. Il loro calore si rivelò trascinante. Alla fine fu festa grande. Del resto, la compagine giallorossa ha sempre potuto contare su un grande seguito di tifosi, anche nei momenti difficili, oltre che in quelli esaltanti. I circa 20mila abbonati dell’annata 2019/2020 sono la testimonianza della passione che circonda la società giallorossa».

RICORDI DELLA STAGIONE 1989-90. «Il direttore sportivo Cataldo fu abilissimo nell’allestire la rosa. Dopo la salvezza centrata nella stagione precedente, infatti, d’intesa con Mazzone, operò solo pochi ritocchi, ingaggiando me, Carannante, Ferri e Virdis. Disponevamo di una retroguardia molto solida, mentre il mister era bravo a darci la carica. Ci schieravamo a uomo, aggredendo il portatore di palla avversario. Ottenere la permanenza per la seconda annata di fila fu una impresa eclatante per la piazza. Lecce è una realtà importante, ma in massima serie ha dovuto sempre lottare con i denti per meritare di restarci».

RIPRESA? «Temo che possa essere un errore. Non sono convinto che i tempi siano maturi per una simile decisione. La crisi sanitaria si è un po’ attenuata, ma solo in presenza di una serie di restrizioni che hanno limitato il contagio. Ricordo come, a gennaio, ci fosse chi escludesse che il Covid-19 potesse arrivare in Italia. Invece, ci sono già stati oltre 24mila decessi. Piuttosto, sarà bene preoccuparsi di chi è più fragile, sotto molteplici aspetti. Chi era in difficoltà, dopo questa triste fase lo sarà ancora di più».

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