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Camorani a CL: “Sarà difficile fare scelte. Stipendi? Il calcio è cambiato…”

L’ex centrocampista del Lecce, prima di aprire l’album dei ricordi, dice la sua sul momento difficile del calcio italiano, falcidiato dall’emergenza coronavirus.

QUOTIDIANITA’. “E’ un periodo difficile per tutti. Ci teniamo in allenamento e spesso faccio delle videochiamate con dei compagni di squadra. E’ difficile soprattutto per i bambini. Ripartire o no? Se ripartiamo significa che abbiamo sconfitto il virus. Altrimenti il campionato va fermato. Ma con quale classifica? Chi retrocede? Chi sale? Qualcuno come il Brescia potrebbe essere contento, mentre il Benevento, che ha vinto la B a novembre, non può rifare la cadetteria. Queste decisioni spettano al Governo e al governo del mondo calcistico, diciamo che sarà difficile venirne a capo”.

SE FOSSI STATO IN CAMPO. “Per noi calciatori è importante star bene con la famiglia e i figli. In questi 40 giorni a casa abbiamo scoperto la bellezza del focolaio familiare. Ovviamente, ci manca tantissimo il campo. Ma penso sempre alla sofferenza dei bambini, reclusi in casa in silenzio”.

PLAY-OFF E FORMULE ALTERNATIVE. “Se ci sono delle regole, vanno mantenute dall’inizio. E con queste regole va concluso il campionato. Non è giusto fare i play-off per tante squadre il lizza matematicamente per tanti obiettivi. Noi comunque non siamo nessuno, c’è un governo che comanda, ma in ogni caso siamo di fronte a un campionato falsato”.

PROBLEMA STIPENDI. “Se parliamo solo di Serie A, direi che qualcuno si può mettere la mano sulla coscienza. Dalla B in poi però nessuno può lasciare soldi. C’è troppa differenza con la massima serie. Nelle categorie minori è difficile rinunciare, i contratti sono cambiati. Prima giocando dieci anni in Serie B stavi bene a vita, ora dopo dieci anni in B devi andare a lavorare reinventandoti. Togliendo tutte le spese, molti non riescono a risparmiare tanto da mantenersi”.

UN MONDO DIVERSO. “Non è più il calcio di vent’anni fa. In C anche prima bastava affermarsi. In C ora si guadagna quanto un dipendente statale. In C oggi non c’è la possibilità di continuare. Le squadre non hanno i fondi per comprare i tamponi necessari a giocare in quest’emergenza. Solo la A si può permettere un’investimento per i dispositivi medici. Anche in B si vedrà”.

Qui l’intera puntata

 

 

 

 

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