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Vicedomini a CL: “I nostri successi contro le big? Tutti leccesi, c’era una coesione pazzesca, e poi…”

Nel giorno dell’anniversario del secondo scudetto del Lecce Primavera, riprendiamo le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista di Surbo durante la nostra diretta. Vicedomini fu un perno di quella generazione capace di cucirsi sul petto il tricolore per due anni consecutivi.

IL PROGETTO LECCE. “Io cominciai a giocare nel Lecce nel 95/96 grazie ai mister Maragliulo e Cannito. Negli anni è arrivato Corvino, che ha messo le basi per costruire un grande settore giovanile sistemando tutte le categorie. Venivamo trattati coi guanti, avevano visto nella nostra generazione potenzialità importanti, individualmente e di squadra. Cominciammo a vincere dai Giovanissimi in poi e continuammo insieme fino alla Primavera. Respiravamo la possibilità di poter diventare tutti calciatori, e molti ce l’hanno fatta a proprio modo”. 

GRAZIANO PELLE‘. “Come dicevo prima, tutti sapevamo di potercela fare. Graziano lo conosco da un bel po’, abbiamo condiviso tantissimo. Spesso, quando dormivamo insieme, sognavamo. Lui diceva ‘Io prima o poi ascolterò la musica della Champions’. Ha lavorato molto sulla stazza fisica e ce l’ha fatta. Sento molti di loro: Camisa, Giorgino, Diarra, tutti ragazzi speciali fino all’ultimo. L’ho sentito quando è scoppiata la pandemia in Cina. Mi ha detto ‘tieniti stretta la famiglia, stai attento ma non ascoltare la tv’. In Cina è stata vissuta diversamente questa emergenza”. 

LE PARTITE AL VIA DEL MARE. “Passare dal Colaci di Calimera alle gare giocate al Via del Mare? Mi vengono i brividi a pensarci. Durante la quarantena ho rivisto le partite. La finale di Supercoppa allo stadio Via del Mare specialmente, ma anche un Lecce-Juve a Calimera con gol di Marchisio. Quella gara nel nostro stadio sembrava una partita vera, non Primavera. Vincere un trofeo con i colori del tuo cuore è il massimo, per noi era la Champions in quel momento”. 

IL PRIMO SCUDETTO NEL 2003. “Ricordo benissimo l’annata. Io non ero un titolare, ma Corvino spesso mi chiamava. Mi faceva sentire importante, credeva in me. Giocammo sottoetà arrivando alle finali. Ricordo mister Rizzo che la prendeva alla leggera per non farcela pesare. Con la Juve, contro Olivera, Paro, Gastaldello, Mirante, ci chiusero in area, ma Mattioli fece il golden gol ai supplementari. In finale ce la giocammo contro l’Inter di Martins. Vincere così sembrava un sogno, un qualcosa troppo perfetto”. 

PUNTI DI FORZA DEL BIENNIO. “I big Chevanton, Vucinic, Bovo, Rullo, Bojinov non parteciparono molto ai nostri successi. Erano spesso in prima squadra. Solo Rullo giocò spesso con noi. Avevamo altro, eravamo solidi come società, d.s. che la sapeva lunga e sapeva leggere in prospettiva. Non era un mago ma vedeva oltre nel giocatore e nel collettivo. C’era tanta unione tra noi, Rizzo e Dimitri. Sentivamo nostra la maglia, eravamo quasi tutti salentini e ci buttavamo nel pozzo insieme. I campani poi furono ‘naturalizzati’ leccesi”. 

IL BIS NEL 2004. “Quando vinci in Primavera senti il profumo del grande calcio. Eravamo consapevoli della nostra forza. Il secondo scudetto lo abbiamo preso con consapevolezza. Sognavamo il triplete nel 2005, con le finali in programma a Lecce, ma non ce l’abbiamo fatta”.

LE GIOVANILI DI OGGI. “Penso che il Lecce negli ultimi anni abbia sistemato un po’ di cose a livello giovanile. Non seguo tantissimo, ma gli amici mi informano bene. Il primo anno in A dopo tanto tempo è tosto, ma si è sulla strada giusta. Rimanendo tanti anni in A si può programmare anche il settore giovanile prendendo i ragazzi. Ci vuole molto però per ripetere le generazioni d’oro come la nostra o quella di Moriero e Conte”. 

IL RIGORE E LA RIVALITA’ CON L’INTER. “Loro volevano la rivincita, sapevo che c’era in ballo un premio per loro che è rimasto lì. Non tutti volevano battere il primo rigore a oltranza. Andai io consapevole di calciare forte e centrale, è un rigore importante per la fiducia ed è andata bene anche se il giorno prima in allenamento ne sbagliai tre”. 

MANCATI SUCCESSI ‘DA GRANDI‘. “Perché molti di noi non hanno raccolto una carriera sui grandi palcoscenici? Ognuno di noi ha avuto un percorso. Non c’è una risposta univoca. Se ci fosse un’altra vita ce lo spiegheremmo. Corvino vedeva gli elementi strutturati fisicamente, cosa importante. Ci abbiamo provato, non siamo arrivati nel grande calcio per tanti motivi, ma io prendo sempre quello che mi regala la vita”.

RIMPIANTI IN CARRIERA? “Io credo sempre nel mio lavoro. Dopo aver fatto due grandi stagioni a Pagani a 22 anni andai al Lanciano con Moriero, che mi portò anche a Crotone, mentre ero in comproprietà col Lecce. Dovevo rimanere lì invece di andare alla Juve Stabia, ignorando dei problemi societari. Con De Canio in B vidi il campo solo dalla tribuna, mi rimisi in gioco a Pagani, essendo capitano a 25 anni, poi il Taranto. Mi rompo il crociato, mi rimetto in gioco in D, torno in Lega Pro e mi succede il problema in testa, poi vinto. Riparto dall’Eccellenza ma sono contento. Doveva andare così, ho sì il rimpianto di Crotone ma sono contento per ciò che la vita mi ha riservato”. 

In giornata, poi, Vicedomini ha rilasciato la seguente intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno:

RICORDI.Avevo già vinto il titolo nel 2003, ma giocando poco. Nel 2004, invece, sono stato impiegato con buona continuità ed inoltre ho realizzato uno dei rigori che hanno deciso la finalissima con l’Inter. È stata un’emozione indimenticabile. In eventi del genere si gioca a ritmo serrato, non si ha quasi il tempo per recuperare. Pertanto, conta fare leva sulle risorse mentali. Noi disponevamo di un gruppo solido, sapevamo soffrire, per poi gettare il cuore oltre l’ostacolo. I nerazzurri volevano rifarsi della sconfitta subita nella finale del 2003. Noi intendevamo bissare il successo”.

ANDAMENTO DELLA GARA FINO AI RIGORI.Entrambe le formazioni hanno segnato i primi due. Noi con Giorgetti e Rodia. Poi il Lecce ha fatto centro con Camisa ed i nostri avversari hanno sbagliato. Sul 3-2 in nostro favore, però, Rullo ha colpito la traversa e Kouyo si è visto parare il tiro. La sequenza è bene impressa nella mia mente. I nerazzurri hanno avuto, con Marino, l’occasione per imporsi, ma Rosati gli ha negato la rete con un grande intervento. Si è andati avanti ad oltranza: toccava a noi battere ed avevamo tutti una certa apprensione. Ho rotto gli indugi e l’ho fatto io. Ho tirato forte e centrale. E’ andata bene. Ma anche l’Inter ha segnato. Poi ha calciato Carteni, piazzando la palla alla destra del portiere nerazzurro, che ha intuito ma non c’è arrivato. A questo punto, Meggiorini ha mandato alto e l’abbiamo spuntata per 6-5″.

I PROTAGONISTI.Non solo i calciatori che componevano la rosa, ma anche mister Rizzo, la società che era solida ed organizzata, il direttore sportivo Corvino ed il responsabile delle giovanili Dimitri. Ciascuna delle componenti ha contribuito al raggiungimento di quello che è stato e rimarrà un grande traguardo. In quegli anni, del resto, il vivaio giallorosso era tra i migliori d’Italia. Sono orgoglioso di avervi fatto parte”.

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