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Mihajlovic e quella rinascita partita…dal litigio a Lecce

Nel libro autobiografico “La partita della vita”, il tecnico, con l’aiuto del giornalista Andrea Di Caro, racconta parallelamente i giorni difficili dei ricoveri all’ospedale Sant’Orsola di Bologna e la sua carriera sportiva, fatta di successi con le maglie di Stella Rossa, Lazio e Inter prima di diventare allenatore.

“Ho scoperto un lato di me che non conoscevo, una sensibilità che tenevo nascosta. Prima trattenevo le emozioni, ora le vivo pienamente”. Così Sinisa Mihajlovic parla delle sue prime partite da protagonista dopo la fine del ciclo di terapie per combattere la leucemia. Nel volume, edito da Solferino, trova spazio la narrazione emblematica di un episodio andato in scena al Via del Mare.

Lecce-Bologna 2-3, ultima gara del 2019, rappresentò per Miha, per sua stessa ammissione, una svolta di vita, impressa sul rettangolo verde del Via del Mare e simbolo della “rinascita”: “Non cerco di diventare un santo. Non sarei io. In quella partita, il Bologna, prima di dilagare con Orsolini, soffrì l’iniziale approccio positivo da parte della banda Liverani. Al 40′, dopo un tunnel incassato da Tachtsidis, il centrocampista Gary Medel andò su tutte le furie e fece un fallaccio sul greco.

Mihajlovic entrerà in campo per separare i due e ne nascerà un litigio con il suo calciatore: “Se ne è accorto un mio giocatore, Medel, a Lecce -racconta il serbo nella biografia-. L’ho rimproverato entrando in campo per separarlo da un avversario con cui stava litigando, l’ho strattonato e allontanato a brutto muso. Mi ha guardato storto, l’adrenalina in campo può farti perdere il controllo, lo so per esperienza. Dico la verità, un po’ l’ho voluto quello scontro, cercavo un pretesto per dare una svegliata alla squadra e forse anche per risentirmi anch’io come sono sempre stato”. 

Mihajlovic, nel rimembrare l’importanza dell’episodio che supera l’aspetto sportivo, chiuse così il ricordo, pensando anche la vittoria dei suoi: “Quando Gary ha reagito verso di me, mi si stava chiudendo la vena come al solito, poi mi sono fermato. In passato, se un mio giocatore mi avesse mandato a quel paese, lo avrei strozzato in campo, ora invece non perdo più la lucidità e gli ho parlato negli spogliatoi: quella scintilla è servita per vincere la partita”. 

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