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La “marea blu” ha invaso Londra. Stasera Inghliterra-Scozia, la rivalità più antica della storia

La Tartan Army all’assalto dei ben più quotati Three Lions, in un derby che va ben oltre i 90 minuti del match europeo.

Inghilterra e Scozia torneranno stasera a misurarsi in una fase finale a 25 anni dall’ultima volta (anche in quell’occasione si giocò a Londra e fu 2-0 inglese). Il testa a testa valido per la seconda giornata del gruppo D mette di fronte una delle formazioni favorite di Euro 2020, quella del ct Southgate, ed una delle outsider indicate come possibili sorprese, ma che ha partito con il piede sbagliato perdendo con la Repubblica Ceca. Il pronostico parrebbe scontato ma, si sa, quando di fronte si trovano due Old Enemies del genere nulla può essere troppo scontato.

LE ORIGINI. Quella tra Scozia e Inghilterra è difatti la rivalità internazionale più antica nella storia del calcio. Tolte le inimicizie locali, infatti, scozzesi e inglesi vantano quella più longeva di sempre, che trae origini nei conflitti che hanno disseminato la nascita del Regno Unito stesso. Dal Vallo di Adriano che separava la terra d’Albione dalle Highlands fino ai recenti referendum separatisti, passando per le guerre anglo-scozzesi del passo medioevo, il rapporto tra le due principali nazioni costituenti dello UK non è mai stato rose e fiori e, pur costellato negli ultimi secoli da civile convivenza ed armonia, ha trovato nello sport, e nel calcio soprattutto, uno sfogo importantissimo.

UN TESTA A TESTA IN DECRESCENDO. Inghilterra e Scozia sono le due nazionali più antiche nel mondo del calcio. Il primo incontro internazionale riconosciuto da UEFA e FIFA è infatti quello che le due rappresentative britanniche tennero il 30 novembre 1872 a Partick, sobborgo di Glasgow, e che si concluse con il punteggio di 0-0. Ne seguirono altri 111, con un bilancio in sostanziale e sorprendente equilibrio visto che gli inglesi hanno vinto “appena” cinque gare in più (46-41). Questo perché il match è stato sempre sentitissimo da ambo le parti, facendo spesso assottigliare il divario tra le due selezioni, pendente per natura in favore di Londra alla luce della differenza di popolazione delle due nazioni. La globalizzazione del calcio, la diminuzione della frequenza degli incontri tra scozzesi e inglesi (11 incroci nei primi 20 anni, 4 negli ultimi) e l’incrementarsi di nuove rivalità sulla sponda white (con Francia e Germania su tutti) hanno portato ad una lieve e generalizzata decrescita nella tensione in occasione dei testa a testa. Che, tuttavia, è pronta ad accendersi in ogni nuova occasione.

GLI INNI. L’inno ufficiale della Scozia sarebbe, come per l’Inghilterra, il britannico God Save the Queen. Lo storico componimento è stato però abbandonato in seguito alla scelta, da parte di Edinburgo, di puntare sul più patriottico Flower of Scotland. Scritto da Roy Williamson dei The Corries a metà degli anni sessanta, nel decennio successivo è diventato l’inno ufficiale della Tartan Army. E di cosa può parlare, se non di una battaglia vinta contro il nemico inglese? Non solo infatti la canzone ricorda la battaglia di Bannockburn, in cui l’esercito del re di Scozia Roberto I, in inferiorità numerica, sconfisse brutalmente quello del re d’Inghilterra Edoardo II mantenendo così l’indipendenza della regione ma in più punti punzecchia l’Inghilterra.

INVASIONE. Quella in programma stasera alle 21 sarà dunque una nuova occasione di, acceso ma sportivo, confronto tra le due selezioni. Clarke contro Southgate, Kane contro Dykes, Robertson contro Foden, con gli inglesi nettamente avvantaggiati. In attesa di conoscere il verdetto del campo, però, la sfida è partita fuori in seguito alla letterale invasione di Londra da parte di un’armata di tifosi blu. Che sono giunti in oltre 20mila, nonostante Wembley ne ospiterà ben meno della metà. Intanto, però, da ore hanno iniziato a farsi sentire, anche rumorosamente e caoticamente, per le vie della Capitale. Con una carica che, sperano, possa spingere i propri beniamini ad andare più forte stasera contro la potenza inglese. E, ripetere, sul piano sportivo, quella clamorosa vittoria ottenuta a Bannockburn da Roberto I di Scozia.

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