
I giallorossi hanno poco tempo per metabolizzare il ko di mercoledì e questo può essere anche un bene. Al netto di avere consapevolezza di cosa non ripetere e della voglia di reagire.
Esistono due tipi di sconfitte: quella che ti taglia le gambe, che ti toglie benzina e ti manda in bambola mettendo in crisi le tue certezze e quella che suona come lo schiaffo che ti riporta alla realtà di un percorso che, positivo e di crescita, dal quale rischiavi di allontanarti. In realtà entrambe portano con sé zero punti all’attivo. Dunque, qual è la vera differenza? E’ tutta dentro di sé, dentro la squadra, dentro il gruppo. Dipende tutto dal modo in cui si reagisce ad essa.
Il classico esempio della prima possibilità, quella da evitare con ogni forza, qui a Lecce è stata già vissuta. E proprio dopo un Lecce-Cittadella quello della scorsa primavera che ha di fatto costretto i giallorossi a restare in Serie B. O, meglio, sono stati i ragazzi di Corini a “decidere” (notate bene le virgolette: nessuna scelta propriamente detta, solo l’errato modo di rispondere sul campo a quella batosta) di restare tra i cadetti, mancando totalmente di ogni tipo di reazione che una squadra tosta dovrebbe avere.
Ma questo è un altro Lecce. Il Lecce di Baroni non ha vissuto sulle montagne russe, niente entusiasmi e delusioni. Solo un processo costante e produttivo che ha avuto degli episodi sfortunati ai quali si è sempre reagito. Questo, rappresentato dalla prima sconfitta casalinga, dalla peggior prova dell’anno ed a 4 giorni da uno scontro diretto, rappresenta certamente l’ostacolo più grande che i ragazzi di Baroni sono chiamati a superare. Un esame importantissimo, il primo di una serie che chiamerà i giallorossi dinanzi a partite-verità. Vai Lecce, dipende solo da te.
