I giallorossi arrivano allo stop per le nazionali nel peggior momento della loro stagione. Ora due settimane per ritrovarsi

Mai sosta del campionato fu più gradita di quella che ora attende le compagini di Serie A, incluso un Lecce che giunge allo stop dopo 4 ben ko di fila. I quali, nonostante non siano stati accompagnati certo da prove indegne o in cui tutto è stato da buttare (la compattezza difensiva con appena 7 nitide palle gol subite in 4 gare e la capacità di restare in gara e non sprofondare sono aspetti da non dare per scontati in un periodo no), sono eloquenti circa il fatto che ci sia qualcosa che non va. Un qualcosa che è in realtà l’insieme di tanti fattori su cui Baroni avrà tempo per lavorare.

CONDIZIONE. Il Lecce ha un bel collettivo, di quelli che sicuramente hanno le carte in regola per giocarsi la salvezza (ricordiamo che l’obiettivo stagionale è la salvezza, non il decimo posto più volte accarezzato), ma di certo non una rosa che fa della superiorità tecnica sull’avversario la propria arma in più. Per giocarsela alla pari con squadre più attrezzate i giallorossi non possono prescindere dal mettere sul rettangolo verde una furia agonistica che, nelle ultime quattro gare, indubbiamente è venuta meno rispetto alle precedenti.

E non certo per mancanza di voglia di lottare, ma per un calo energetico lampante, se si pensa che in gare come quelle con Napoli, Lazio, Milan, Roma o Atalanta i giallorossi sembravano giocare in 13 o 14, costretti a fare doppie fasi, diagonali, marcature triplicate come matti per giocarsi qualche chance. Si è visto anche ieri, invece, una difficoltà nel velocizzare la giocata, nel puntare sulla rapidità per ovviare alla differenza tecnica, per togliere il fiato agli avversari. E invece se Dybala di spazi per disegnare palloni per le proprie punte ne ha avuti davvero pochi, ecco che Barella, Miranchuk o Saponara hanno trovato tutto il tempo per prendere il mirino e propiziare il gol spacca-partite, quelli non concessi dal Lecce alle avversarie precedenti. Ripartire da una buona condizione sarà fondamentale per ritrovare uno spirito battagliero scemato nelle ultime settimane.

MENTALITA’. Lo status fisico, in primis, ma certo non solo. Perché se da un lato nulla si può dire sull’impegno di una squadra che, sottolineiamolo all’infinito, la maglia l’ha oggettivamente sempre sudata, dall’altro un pizzico, anche inconscio, di appagamento c’è effettivamente stato. I presupposti stagionali erano quelli di dover lottare punto a punto con le dirette concorrenti, cercando di evitare assolutamente il rischio di rimanere staccati sul fondo come avvenuto a Samp e Cremonese. Non solo i giallorossi hanno avuto l’abilità di conoscere gli ultimissimi posti solo per sentito dire, ma anzi cinque settimane fa si trovavano a +10 sulla terz’ultima piazza con 27 lunghezze in appena 23 gare.

Numeri francamente clamorosi, che se contemplati un po’ troppo rischiano di bruciarti come avvenne ad Icaro. E se di tifosi auspicare sorpassi alla Juve o lotte per piazzamenti Conference se ne sono sentiti, è fisiologico che nelle menti degli atleti quella paura (a volte sana per andare oltre le possibilità anche quando le energie, vedi sopra, vengono meno) di essere ripresi da chi detiene da sempre una media punti da retrocessione secca si affievolisca. Anche su questo il trainer giallorosso sarà chiamato a lavorare, per far sì che ogni senso di appagamento, men che meno una mancanza di stimoli, si trasformi in un boomerang che non consenta al Lecce di tornare ad essere sé stesso.

SOLUZIONI TATTICHE. La strategia Baroni ha pagato, lo dicono numeri che vedono nel Lecce una retroguardia da parte sinistra della classifica su cui costruire le basi della salvezza. Le ultime gare hanno però dimostrato che non sempre soffrire poco è sufficiente per fare punti, che nel calcio non c’è una legge che vieti di avere gli episodi contro per 30 gare di fila. L’unica cosa che si può fare è cambiare qualcosa di sé per aumentare la possibilità di portarli a proprio favore. E se in difesa fare meglio è quasi impossibile (ciò vorrebbe dire subire una nitida palla gol ogni 5 o 6 gare, un’utopia), in questo caso le novità dovranno arrivare in termini di costruzione.

E’ evidente che le avversarie abbiano studiato il Lecce più o meglio di quanto non lo facessero nel girone d’andata, andando anch’esse a puntare su prestazioni accorte (la stessa Inter ha spesso rinunciato ad offendere con più effettivi pur di non lasciare spazi alle ripartenze di Baroni) per poi sfruttare la singola giocata di qualità che, nomi alla mano, avevano più probabilità di trovare rispetto ai giallorossi. Modulo, singoli, atteggiamento: non conta dove, o meglio non spetta a noi dirlo, ma in fase propositiva i salentini dovranno cercare qualcosa di diverso se vogliono ritrovare quel gol la cui mancanza ha portato ad una serie negativa che va assolutamente interrotta alla ripresa, prima di rischiare di vanificare un cammino che aveva fatto del Lecce la più bella sorpresa della Serie A.