Pensando al match di domenica con l’Inter, le speranze in casa Lecce sembrerebbero essere oggettivamente poche. Da un lato la squadra capolista indiscussa, quella che si avvia con alta probabilità a vincere uno Scudetto senza patemi e che colleziona successi in scioltezza o quasi, dall’altra un undici giovane che, dopo l’ottimo avvio, vive forse il suo momento peggiore di un cammino certo comunque positiva. Ma sentirsi battuti in partenza sarebbe errore più grave di qualsiasi defaillance tecnica.

In primis, il Lecce ha già dimostrato di poter tenere testa alle prime della classe. Guardando al podio, è risaputo con il Milan meritasse il successo rimasto comunque buone buon pari. Con la Juve, tra andata e ritorno, è stato punito dal primo vero tiro avversario giunto intorno all’ora di gioco. Ed anche con la stessa Inter, a San Siro, le occasioni per portarsi in vantaggio prima e sul pari poi non sono mancate.

Certo, era forse un altro Lecce. Più spigliato e molto più sicuro di sé, capace di provare ad imporre il proprio gioco, spesso riuscendoci, contro chiunque. Oggi invece i giallorossi arrivano dalla peggior gara stagionale, quella di Bologna, e dalla seconda partita meno positiva tra tutte quelle giocate in trasferta, quella di Torino. I mezzi però ci sono, le idee anche, altrimenti non sarebbe arrivato un girone d’andata da salvezza in largo anticipo. Serve crederci per ritrovarsi davvero.

E poi basta guardare all’anno scorso, quando la capolista si chiamava Napoli e, con tutto il rispetto dei nerazzurri di Inzaghi, dimostrava gioco, qualità e ruolino di marcia ancor più da schiacciasassi. Ecco, con i partenopei arrivarono un pari esterno al Maradona (con tanto di rimpianto-rigore di Colombo) ed un’amarissima sconfitta interna, giunta solo per un goffo autogol di Gallo. Altri tempi, altri momenti, altro (quasi) tutto. Ma che il Lecce debba perdere domenica al Via del Mare con un’Inter fortissima non sta scritto proprio da nessuna parte.