Calcio Lecce
Sito appartenente al Network
Cerca
Close this search box.

Conte torna al Via del Mare: l’amore giovanile, lo strappo e l’incoerenza

L’allenatore dell’Inter, diventato calciatore nel settore giovanile del Lecce e lanciato in A dalla squadra della sua città, torna da avversario in panchina al Via del Mare per la terza volta. Dell’idillio con i colori giallorossi si è detto tanto, ora il filo riparte dall’esultanza (un’altra) senza freni. Proviamo a mettere in ordine i fattori.

Antonio Conte, il Lecce e Lecce. Un trittico capace di far vivere le montagne russe di tutti i tipi di sentimenti. Dalla nostalgia per la gioventù vissuta sui campi della città, a partire dalla Juventina fino ad arrivare ad essere una colonna in A con Mazzone e Boniek, fino ai contrasti degli ultimi vent’anni, che impedirono la chiusura della carriera da calciatore del Lecce, dove tutto iniziò negli anni Ottanta.

IL MANCATO RITORNO. Tra i tanti capitoli della storia Conte-Lecce, iniziamo la nostra lettura con quello della stagione 2004/2005. L’oggi cinquantenne, finita la militanza con la Juventus, voleva rientrare nel Lecce di Zeman. In autunno ci fu la trattativa, ma le parti non trovarono l’accordo. Si vociferava che la ragione fosse la presenza di Zeman, ostile al mondo Juve, ma lo stesso boemo anni dopo rivelò l’aver desiderato Conte, che chiuse la trattativa e la carriera con queste dichiarazioni: “Ringrazio Pantaleo Corvino che mi ha martellato da un mese per chiedermi di tornare e ringrazio questa società che per me ha sempre avuto stima e affetto notevoli, ma è difficile prendere certe decisioni, ponderando tutti i pro e i contro. Da una parte mi attirava Lecce perché era l’unica destinazione che ancora mi dava emozione e perché la mia nipotina è appena nata proprio lì. Dall’altra parte già non mi allenavo più da tre mesi e se si vuole cercare di imparare qualcosa per fare l’allenatore il momento giusto è questo. Sono inorgoglito e ho la morte nel cuore ma ho proprio deciso. E comunque il Salento rimarrà sempre nel mio cuore”

DA ALLENATORE. La voglia, un giorno, di difendere i colori del Lecce rimase anche nella, gloriosa, carriera di allenatore:  “Mi sento sempre salentino e, chissà, un giorno allenerò il Lecce“, dichiarò Conte in un’intervista. Peccato che, però, uno dei primi (tanti) successi da guida tecnica fu con gli acerrimi rivali del Bari, portati in A nel 2008/09 prima delle esperienze con Atalanta e Siena. Sulla panchina biancorossa, Conte conquistò il derby del 2008, complicando il cammino poi vincente dei giallorossi allenati da Papadopulo. Della portata vincente da tecnico nessuno probabilmente potrà dire nulla: la chiamata da tecnico della Juventus cambiò la storia della Vecchia Signora: tre scudetti consecutivi e la rinascita post-Calciopoli. Poco da dire, se non applausi. Anche se si pensa al lavoro svolto con la Nazionale: una delle selezioni più povere tecnicamente degli ultimi anni si arrese alla Germania ai quarti di finale di Euro 2016 dopo i successi con Belgio e Spagna (con l’altro salentino Pellè a segno). A completare il quadro il double Premier League (2016/17)-FA Cup (2017/18) con il Chelsea nell’avventura inglese.

LO STRAPPO. Sugli episodi “incriminati” e mai dimenticati dalla tifoseria giallorossa si sono scritti fiumi d’inchiostro. La frattura principale tra i due mondi si ebbe nel famoso gol di Conte in Juventus-Lecce 2-0 dell’agosto 1997, festeggiato dall’ex centrocampista con un’esultanza rabbiosa che di certo non fece felici i tifosi del Lecce. Dietro quell’esultanza c’era una condizione fisica ritrovata dopo un brutto infortunio ma l’aver festeggiato quel gol con rabbia (analogie che si sono ripetute nel debutto in campionato con l’Inter dello scorso 26 agosto) come il più importante della propria vita, con un urlo alla Marco Tardelli, valse l’odio della parte calda del tifo leccese verso Conte.

GLI ULTIMI INCROCI. L’ultima esibizione di Conte al Via del Mare risale a Lecce-Juventus 0-1 della stagione 2011/12. Il gol di Matri regalò i tre punti alla Juve contro uno dei primi schieramenti di Cosmi. Infine, il salto a piè pari fino allo scorso agosto. Antonio Conte ritorna in Serie A all’Inter ed esordisce proprio contro i giallorossi freschi di doppio salto: 4-0 per i neroazzurri e esultanza euforica di Conte che ricorda quella del famoso gol del 1997. Il Conte professionista non si discute, come il dovere di dare il massimo nei confronti di datore di lavoro e tifosi. Il lungo prepartita di Inter-Lecce fu scandito da altre dichiarazioni dolci nei confronti del Lecce: ““per me non è una partita come le altre perché ho il Lecce nel cuore”. Sembrava un primo passo verso la fine delle tensioni ormai storiche, ma niente, l’esultanza alzò un altro polverone.

PUNTI DI VISTA. Sia chiaro, in questo polverone, la nostra lettura non può esulare dai concetti prima citati sull’obbligo di ogni professionista che si rispetti. Si è liberi di agire come si vuole, con ovvi limiti, e, anche, si è liberi di portare avanti il proprio stile in panchina, a maggior ragione se si è reduci da successi. Però, lo abbiamo ribadito nel post Inter-Lecce 4-0: contro chi si vuole bene (senza usare la parola amare) sembra quantomeno strano lanciarsi in esultanze così disinibite. Se dentro albergano dei sentimenti, come si fa a lanciarsi così? E’ altresì innegabile che il “non esultare contro la ex squadra” sia diventato anche un costume ormai, ma il contrario investe aspetti umani anche non governabili dalla mente.

PERCHE‘. Il nocciolo della questione Conte, diplomaticamente, risiede proprio qui. Gli insulti, anche forti, da parte della tifoseria leccese, sono sì provocati dalla serie di gesti degli ultimi vent’anni. Dall’altra parte, provando a dare una lettura neutrale e quanto più diplomatica possibile, si vedono dei romanticismi decantati nelle parole e in sala stampa, ma lasciati nello spogliatoio una volta in campo. I punti di vista diversi vanno accettati e rispettati, non ci stancheremo mai di dirlo, ma, rimettendo in ordine tutti gli addendi della storia, la mancanza di qualche tassello rende degli episodi, se non tutta la storia, coperti da un velo d’incoerenza. Domenica pomeriggio attenderemo gli ulteriori sviluppi di una delle querelle più nebulose del calcio italiano.

 

Subscribe
Notificami
guest

1 Commento
più nuovi
più vecchi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
Peppino
Peppino
4 anni fa

La professionalità indiscussa non dovrebbe oltrepassare e dare sfogo a esultanze inopportune verso una squadra che nel proprio piccolo cerca di fare tutto quello che può per andare avanti.
Se poi detta squadra è quella che ha dato l’opportunità di farsi conoscere e tagliare traguardi importanti oltre ad essere la squadra della propria città natale, forse bisognerebbe lavorare ma senza festeggiamenti inappropriati in caso di vittoria della società ingaggiatrice.
Lecce è sempre Lecce e questo non bisogna mai dimenticarlo.Una città e una squadra che giorno dopo giorno cercano di andare avanti e crescere anche con piccole risorse disponibili. Le proprie radici vanno conservate e tenute strette specie quando grazie a loro si è diventati campioni.

Articoli correlati

Il 20 aprile 1986 ci fu il ribaltamento del trionfo annunciato della Roma. Uno stadio...
lecce empoli
I giallorossi, la squadra che ha realizzato più gol negli ultimi minuti, dovranno sfatare dei...
Due le soluzioni naturali a disposizione di Luca Gotti per Sassuolo-Lecce qualora l'albanese non ce...

Dal Network

Il centrocampista equatoguineano ha parlato dell'importante match in programma domenica contro la squadra di Luca...
Piove sul bagnato in casa Salernitana, prossima alla retrocessione in B dopo una stagione disgraziata:...
L'ex portiere, tra le altre di Chievo Verona e Palermo, ha detto la sua sulla...

Altre notizie

Calcio Lecce