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I punti con Milan, Juve e Inter non sono un caso. Un carattere così serve anche con le piccole

Il Lecce ha dimostrato di poter essere non solo squadra offensiva e leggerina, ma anche tosta e reattiva, sebbene quasi solo con le big del calcio italiano. Gli stessi stimoli li deve trovare anche con le dirette concorrenti.

Viste le recenti prestazioni del Lecce, in pochi potevano immaginarsi o pronosticare che il termine della serie negativa dei giallorossi sarebbe arrivata con l’Inter. Non tanto per la scontata differenza di caratura tra le due compagini, quanto per quell’incapacità di reagire alle difficoltà palesata dagli uomini di Liverani nelle ultime uscite. Per di più contro squadre di qualità ben inferiori a quelle dei milanesi.

Invece il Lecce ha sorpreso tutti, e in maniera nettissima. L’undici di Liverani è stato infatti l’opposto di quello ammirato da inizio dicembre in poi. Stavolta molto meno possesso, ma maggiore incisività offensiva (un’azione pericolosa praticamente ogni volta che si è superato il centrocampo) e un’attenzione difensiva da far invidia a squadre ben superiori.

Solo merito della tattica imposta da Liverani? Assolutamente no. C’è qualcosa di più, qualcosa che ha a che fare con un elemento basilare nella psicologia dello sport: lo stimolo. Quello che può sembrare un caso, ovvero un piccolo Lecce a cui l’episodio sorride e che riesce ad approfittare della giornata no degli avanti interisti per strappare un pari, non lo è affatto.

Non solo Inter, ma prima dei nerazzurri Juve e Milan. Tre indizi che fanno una prova: il Lecce, se stimolato, sa bene come tirare fuori gli attributi tanto richiesti dalla Curva dopo le scialbe prove interne con Bologna e Udinese. E quali gare meglio di quelle con le tre grandi d’Italia riescono, per antonomasia, ad apportare questo effetto? Nessuna, nella maniera più assoluta.

Tolta la gara d’esordio con l’Inter, in cui i giallorossi hanno pagato emozioni, sfortuna e un ritardo di condizione causa poche amichevoli disputate, nelle altre tre gare per Mancosu e compagni prove tutte cuore e grinta. Quattro volte sotto (di cui 2 con il Milan), quattro volte di nuovo in partita. Il Lecce ha dimostrato di aver compreso benissimo come fare per restare a galla in una Serie A dai valori così, sulla carta, sproporzionati. E questo è di certo un fattore positivo.

Può non esserlo più laddove si rende obbligatorio un fattore esterno per avere la giusta concentrazione, grinta e compattezza, ovvero il nome dell’avversario. Con ciò non si vuole qui insinuare che il collettivo di Liverani riesca ad avere carattere solo con Milan, Inter e Juve, anche perché sarebbe una valutazione errata. Con le suddette squadre riesce, anche solo per tradizione, ad accettare di andare così tanto in difficoltà, resistere con maggior sacrificio e reagire al momento giusto.

Se invece messo sotto, almeno in alcuni frangenti del match, da compagini di minore caratura, come avvenuto dal Brescia in poi, il Lecce non riesce invece compattarsi allo stesso modo. Un dato di fatto, un punto debole su cui Liverani dovrà lavorare. Nulla di irrisolvibile, anzi, ma Mancosu e compagni devono prenderne coscienza subito perché quello di ritorno sarà un girone di grandi lotta e sofferenza. E non lo sarà solo in Lecce-Milan o Juventus-Lecce.

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