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L’importanza di riempire l’area secondo Liverani. E l’apporto maggiore di qualità (?)

La vittoria raggiunta a Napoli, oltre che la capacità di saper soffrire per poi colpire in ripartenza figlia di ogni squadra meno dotata tecnicamente, ha esaltato il pensiero del tecnico giallorosso e i suoi dettami, applicati indipendentemente da ciò che lo circonda.

L’analisi tattica dello storico successo colto al San Paolo ha tre volti. I due eroi del doppio salto Marco Mancosu, comandate sul campo di battaglia, e Fabio Liverani, generale stratega, e il redivivo Gianluca Lapadula, luogotenente sul fronte, ritornato a segnare con cifre importanti a Lecce dopo i passaggi a vuoto di Genova.

SOFFERENZA INIZIALE E ERRORI. La gara è iniziata con sofferenza nella prima mezz’ora, dove il Napoli ha comandato il possesso palla. Mario Rui è entrato in tutte e tre le palle-gol precedenti al vantaggio di Lapadula: cross per Milik e Zielinski poi imprecisi e tiro controllato da Vigorito. Le altre occasioni dei padroni di casa sono figlie di ottime intuizioni di Lorenzo Insigne contro la retroguardia leccese, non irreprensibile nella chiusura proprio sul 24. Prima il palo in acrobazia, poi il piatto stoppato in spaccata da Vigorito, e infine in occasione dei gol di Milik e Callejon, penetrati verticalmente in area.

COMANDAMENTO. Facciamo un passo indietro rispetto a questa settimana felice. Nel periodo di moria realizzativa del Lecce (una rete in quattro partite tra Udinese, Parma, Inter e Verona), Liverani cercava di spiegare il problema-gol con l’incapacità dei suoi calciatori di essere tonici in fase offensiva riempiendo l’area creando così numerosi sbocchi al portatore di palla pronto all’ultimo passaggio.

RAGIONE. Il tecnico, con garbo e immenso realismo, prepara costantemente questa ricetta per il gol per uno scopo semplice. Il Lecce, si è spesso detto, non ha in rosa il calciatore, di più ruoli sia chiaro, capace di risolvere la partita con una discesa e colpo vincente in solitaria (alla Kulusevski, Berardi, Kurtic, Insigne, Quagliarella, De Paul, Pandev) ma deve costruire la sua forza sull’amalgama e sulla voglia dei calciatori di diventare (o tornare) dei big esprimendosi in questo contesto. Per mettere sul campo il liveranesimo tattico, oltre a una buona dose di estro serve freschezza atletica e velocità nel rinculare subito e sacrificarsi in altre zone del campo.

APPLICAZIONE RIUSCITA COI NUOVI. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Dalla sola rete in quattro gare si è passati a sette gol in quattro partite tra Torino e Napoli. Focalizzare tutti i miglioramenti sull’apporto dei quattro titolari Donati, Deiola, Barak e Saponara è riduttivo, pur continuando a esaltare il loro apporto. I calciatori si sono inseriti in un meccanismo sulla carta ambizioso, innovativo per la lotta retrocessione, basata storicamente su barricate.

CONTINUUM. Il continuum con la tradizionale bagarre salvezza, fatta di sudore e battaglie all’ultimo possesso contro più avversari, è Gianluca Lapadula, ieri autore di una doppietta nel prestigioso palcoscenico del San Paolo. Il furore agonistico del torinese ha messo a fuoco le incertezze della difesa del Napoli, che spesso ha lasciato spazio ai controlli in zona offensiva del 9. Innovazione sì, quindi, che stupisce parte dell’Italia calcistica, ma attenzione sempre alla tradizionale cassetta degli attrezzi.

LAPAGOL. E i gol? Vedasi il comandamento sul riempimento dell’area. Nel primo, Lapadula sapeva già dove stare al momento del tiro di Falco. Il bis, toccato con un pregevole colpo di testa, ha beneficiato anche del precedente giropalla  ad allargare le maglie della difesa di Gattuso per permettere l’uno contro uno aereo vinto  su Maksimovic. La ricetta stava per sfornare il terzo piatto, condito da Barak e buttato a terra da Ospina. Il ceco, infatti, ha svettato ancora una volta in un area piena di calciatori del Lecce nonostante l’1-2.

MA SIAMO SICURI? Rivedendo però il finale del Lecce, e riesaminando l’ormai famosa ricetta Liverani, un dolce dubbio può far interrogare i tifosi. Il dubbio ha il piede esplosivo di Marco Mancosu e i dribbling di Falco. Il tris, una perla balistica del sardo, è sicuramente il gol finora più bello del campionato del Lecce. Quindi, serve soltanto riempire l’area e lottare anche negli ultimi metri in assenza di solisti? E’ solo un’eccezione? Non potrà esistere una risposta univoca. Ma questa ricetta, se applicata potrà far nascere nuovi chef stellati (o rilanciarli nel caso di Saponara e Barak) capaci di deliziare anche da soli…dopo l’insegnamenti del maestro Liverani.

 

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