Dopo la sconfitta del Bentegodi con il Chievo per i giallorossi di Cosmi è matematica Serie B. Ma lo spettacolo del popolo salentino
Per il tifoso del Lecce, c’è qualcosa che va ben oltre il risultato. E’ l’orgoglio di essere salentino, l’amore per la propria terra, il senso d’appartenenza e quella passione infinita per i colori giallorossi. Che si traduce poi nella spinta ai propri beniamini a dare tutto sul campo, ad onorare quella maglia sacra, comunque vada poi sul rettangolo verde. Pura retorica, potrebbe pensare qualcuno. Se non ci fosse un giorno in cui, più di tutti, quanto sopra descritto si è palesato in tutta la sua carica simbolica ed emotiva. Il 13 maggio 2012, quando il ko 1-0 sul campo del Chievo valse la deludente retrocessione al termine di una cavalcata entusiasmante.
Va premesso che il Lecce arrivò a quel 38esimo turno della Serie A 2011/12 con un piede e mezzo in Serie B. Al Genoa, avanti tre punti, bastava infatti un pari in casa con il Palermo per mantenere la categoria. Ai ragazzi di Serse Cosmi serviva invece un’impresa non da poco: espugnare il terreno clivense e sperare in un favore degli amici palermitani. Ma poco importa, così come in pochi ricordano quella battaglia sul campo persa, dopo tanti corpo a corpo, a causa della giocata di Vacek che mise la parola fine sul discorso retrocessione.
Ciò che conta, ciò che tutti ricordano, a Lecce, a Verona e non solo, è lo show del pubblico salentino sugli spalti. Migliaia di cuori giallorossi incitarono Di Michele e compagni ogni minuto del match, fino ad abbracciarli, in lacrime, dopo il fischio finale.
Il tifoso del Lecce ha la memoria lunga, le emozioni che vive le porta a lungo con sé. Ecco spiegati applausi, cori e segnali d’affetto provenienti dalla Nord del Bentegodi. A quei ragazzi che, dopo un avvio complicato e pur tra errori ed occasioni sprecate, dimostrarono di aver dato tutto per mantenere la squadra in Serie A. Nel pieno spirito del loro condottiere, quel Serse Cosmi rimasto nei cuori di tutti dalle parti del Via del Mare.
Ma come? Poco più di mezza stagione, una retrocessione e così tanti attestati di stima. Sì, perché chi ama il Lecce va oltre l’apparenza, non elemosina tre punti e va oltre la categoria, non solo a parole. “Stu core nu bbu llassa mai!” recitava lo slogan sulla maglia di un lacrimante mister Cosmi dopo il novantesimo. Uno slogan che raccoglie non solo il legame che si è andato a creare tra tecnico e tifoseria, ma che è l’emblema stesso del tifare Lecce. Amore, passione, senso d’appartenenza ed orgoglio: oltre ogni risultato.
Grande Serse….?❤