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Palmieri a CL: “Lecce è casa mia. Peccato la A, ancora non mi spiego i tanti cambi dopo le promozioni”

L’ex attaccante del Lecce, ospite nella nostra diretta di venerdì, ha parlato del suo passato in giallorosso, del rapporto con Mino Francioso e del presente da responsabile delle giovanili del Sassuolo.

FRANCIOSO AL SASSUOLO. “Chiesi più volte a Mino di seguirmi nei miei percorsi lavorativi, ma non c’è mai stata occasione. Stavolta sì, ed è venuto da me a Sassuolo. C’è un grande progetto, grande organizzazione e ottime professionalità. Non ha avuto difficoltà ad inserirsi, viste le sue competenze e la voglia e preparazione che c’è a Sassuolo”.

STOP FORZATO. Non è facile questo periodo, si cerca di coinvolgere su più piani un po’ tutti i ragazzi. Ognuno ha avuto un programma da seguire a casa, ora i più grandi hanno iniziato a fare qualche sgambata fuori. Proviamo a fargli capire la nostra presenza quotidiana. Il nostro obiettivo è far crescere uomini prima che calciatori, e lavoriamo in questo senso anche a distanza. Sperando che tutto finisca quanto prima”.

SEMERARO. “Quando arrivai a Lecce ho subito capito di aver trovato un grande club. Abbiamo avuto l’onore e il piacere di avere a che fare con quella grande società guidata da Giovanni Semeraro. Lui ha sempre dimostrato attaccamento, voglia di portare in alto a Lecce. E l’ha fatto. Poi ero personalmente molto legato, avevamo un rapporto di stima e affetto straordinari. Riusciva a trasmettere a noi calciatori l’importanza di giocare per il Lecce. E non solo quello. Credo che il segreto di quella grande epoca del Lecce era proprio nel presidente“.

GEMELLI DEL GOL. “Con Mino Francioso ci sposavamo come caratteristiche, ma probabilmente il nostro segreto era l’intesa anche fuori dal campo. Tra un’azione e l’altra ridevamo e scherzavamo, questo perché ci trovavamo ad occhi chiusi. Soprattutto alla lunga, perché all’inizio abbiamo avuto difficoltà. In particolare Mino, che nel primo anno lavorava molto poco per la squadra e alla lunga si è adattato al gioco del mister, crescendo esponenzialmente”.

SERIE A. “L’unico rammarico di quel biennio è stato non farlo diventare triennio. Credo che l’ossatura formata da Ventura meritava un seguito maggiore. Non ho mai capito perché non si è continuato con quella squadra, oggi faccio ancora fatica a capirlo. Anche se io ho continuato, resta il mio più grande rammarico non aver proseguito con quello zoccolo duro. Mi trovo in difficoltà a rispondere, ma so per certo che qualcosa non è andata per il verso giusto, visto come ci siamo presentati all’inizio della Serie A. Certamente qualche rinforzo serviva, ma secondo me sarebbe stato più giusto dare continuità ad un certo tipo di progetto tecnico. Non so come sarebbe finito quel campionato, né cos’è successo con il mister. So che quella squadra avrebbe potuto fare benissimo anche tra i grandi”.

VENTURA. “Il mister era avanti. Il calcio palla a terra di cui tanto si parla ora, fatto di fraseggi e possesso palla, il tecnico lo faceva sviluppare già 25 anni fa. Tant’è che noi abbiamo avuto difficoltà all’inizio, faticavamo a capire le sue idee. Da attaccanti ci aspettavamo la palla quanto prima, mentre lui chiedeva costruzione da dietro, quindi c’era da aspettare un attimino. E poi i risultati e la grande mentalità si è vista”.

AFFETTO GIALLOROSSO. “Lecce è come fosse casa mia. Purtroppo vivendo lontano non riesco a farlo troppo spesso, ma appena posso torno nel Salento. Dove ho tanti amici, oltre che tifosi. Per me vestire la maglia giallorossa è stato un onore, penso di aver dato tanto a quella maglia ma di aver ricevuto ancora di più. Ogni volta che scendo ho manifestazioni d’affetto straordinarie, ma ne ho tante anche in giro per l’Italia. Aver scritto la storia di quella maglia, nel mio piccolo, mi riempie d’orgoglio. Penso che, quando sarà il momento di poter staccare, mi piacerebbe molto vivermi di più la terra salentina”.

CASARANO. “Non ho un ottimo ricordo del derby con il Casarano. Una gara bruttina, dal tasso tecnico non granché elevato, in uno stadio piccolo benché caloroso. Non è una gara che mi ha entusiasmato particolarmente”.

LECCE DI OGGI. Liverani è giunto a Lecce senza grandissima esperienza, ma ha dimostrato sul campo le sue qualità. Ha dimostrato di avere competenze, e soprattutto coraggio ed idee chiare. Infatti la mentalità di gioco che riesce a dare alla squadra è il suo punto di forza, tant’è che gioca in A con il piglio che aveva nelle categorie inferiori. Poi ha una capacità di valorizzare il materiale che ha straordinaria. Ecco perché il club punta forte su di lui. In tanti avrebbero dato meno credito al Lecce. Pensando sicuramente che non sarebbe stato un avversario così ostico e tosto”.

BABACAR. “Ho avuto il piacere di conoscere personalmente Babacar a Sassuolo, ma calcisticamente lo conoscevo già dalla Fiorentina. Ha qualità incredibili, straordinarie, ma secondo me crede di poter fare meno di ciò che è il suo vero valore. Ed infatti, per questo motivo, può sembrare spesso indolente. Mi spiace non si stia esprimendo al meglio, a Sassuolo l’ho visto anche in allenamento e vi assicuro che per ora in giallorosso ha espresso una piccolissima percentuale delle sue capacità”.

SETTORI GIOVANILI. “Tutti credono a parole nei settori giovanili, nei fatti in pochissimi investono nei giovani. Personalmente ho avuto la fortuna di lavorare in club che lo fanno, che puntano sui giovani calciatori che in Italia ci sono e come. Il problema è che, a livello di sistema, si predica bene e si razzola male, non credendo nello sviluppo di progetti e nella crescita dei prodotti del settore giovanile. Questo è il momento giusto per cambiare, anche perché i grandi campioni in Italia non arrivano più come prima. E prendere stranieri meno bravi dei nostri ragazzi non ha alcun senso”.

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