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Mancosu: “Riprenderci la Serie A? Per forza. Sul futuro non faccio promesse, ma con questa maglia addosso…”

Il calciatore sardo ha concesso un’intervista ai microfoni di Canale 85 durante la trasmissione Passione Giallorossa dopo il suo rinnovo con il Lecce ratificato oggi.

LA GARA CON L’ENTELLA. “E’ stata una bella partita. Per me era speciale, affrontavo mio fratello. La cosa importante però era dare continuità dopo le scorse partite. Mio fratello mi ha fatto sempre un po’ di nonnismo, mi sono vendicato in campo. A fine gara ci siamo salutati, non potevamo farlo prima. Lui si è arrabbiato ma essendo in panchina avevamo tempi diversi”. 

L’INFORTUNIO ALLA MANO. “Mi sono fatto male con un fallo vicino la bandierina. Non so dire come sono caduto, mi hanno pestato forse e a caldo non sentivo nulla. Con la sosta abbiamo deciso di mettere il gesso per guarire bene, non credo sarà un problema la mia presenza con la Reggiana. Il problema sarà allenarsi, ma ci sarò sempre”.

ALLENAMENTI IN EMERGENZA COVID.La nostra vita è cambiata in peggio. Appena c’è un positivo dobbiamo andare in isolamento, è un disastro star lontani dalle famiglie. A livello mentale è dura…sbrocchi. E’ come essere perennemente in ritiro, la routine disturba. In città puoi fare qualcosa per distrarti. Lì era pranzo-allenamento-merenda-cena. I giorni non passano mai”.

IL CALCIO A PORTE CHIUSE. “E’ deprimente giocare in stadi così. Tu se fai un gol vorresti esultare coi tifosi, non ti gasi dopo una bella giocata. E’ brutto anche per loro, molti tifosi leccesi sono malati di Lecce. Non poter seguire la squadra, anche per chi vive fuori, è dura da accettare. Che sensazione ho io? Manca la normalità, c’è il lato bello e il lato brutto, i fischi. Manca ciò che ci fa calciatori, uscire per il riscaldamento con la gente. Già 1000 tifosi con la Cremonese creavano un effetto diverso“.

STICCHI DAMIANI. “Urla continuamente mentre giochiamo? Io non lo sento dal campo. L’ho visto con la Cremonese, lo avevo vicino. E’ molto “dentro la partita”. Che ruolo ha? E’ una persona giovane, brillante, ha talento nel suo campo e non gli si può dire nulla. Quando siamo andati a parlare con gli arbitri, ha preso la parola dopo il torto con la Lazio. Sembrava fosse lì da 30 anni. Nel calcio deve fare esperienza, capire gli errori che ha fatto e dove migliorare. La sua intelligenza lo aiuta. La sua indole da avvocato e professore è impagabile”.

UN GIALLOROSSO DEL PASSATO. “Avrei voluto  giocare con Giacomazzi. E’ una persona bravissima, mi rivedo in lui, avrei voluto avere un leader come lui nello spogliatoio. Sono contento di aver raggiunto i suoi gol in giallorosso, ho visto il vostro articolo. Negli anni Novanta non ho avuto un vero e proprio idolo, mi piacevano il Cagliari e il Milan. Quando sono cresciuto ho avuto Kakà come punto di riferimento, è stato qualcosa che usavo per capire le sue movenze, farle mie e migliorare”. 

MANCOSU IN ERBA. “Io ho iniziato nella Ioannes e poi sono passato nelle giovanili del Cagliari, ho sempre fatto il centrocampista, mi è sempre piaciuto stare nel cuore del gioco. La Sardegna mi manca parecchio, più vai avanti senti la mancanza dei genitori, ci sono dei momenti in cui bisogna stare insieme. Il mare che c’è a Cagliari per prendere una pausa al Poetto mi manca tantissimo. Mi manca il concetto di avere il mare in città. E’ un’altra cosa ma non metto a paragone.” 

MANCOSU E IL CAGLIARI. “Io tifo per il Cagliari sin da bambino ma ognuno ha la sua carriera. Se non sono esploso lì non è stato un problema, ho visto qui come sono i leccesi e soffrono di più l’essere di questo territorio. Magari avrei fatto fatica anche io e non sarei arrivato a questi livelli”.

SALENTO E SARDEGNA. “Ci sono delle similitudini. A livello geografico è come se il Salento fosse un’isola a parte. Ritrovo tante cose. Il salentino è un popolo orgoglioso, permaloso. Non ho trovato così tanti sardi come nel Salento. Questa gente fa le stesse cose che faceva in Sardegna”. 

Qui il paragone tracciato da Mancosu: Corini o Liverani?

CASERTA. “La mia maglia conservata in una teca? A Caserta aspettavano il derby con la Salernitana da 22 anni. Ci fu una partita nel giorno della Befana e realizzai un rigore al 93′. Il tecnico voleva che lo battesse Carrus, io andai dal tecnico per dirgli di batterlo io. Lo segnai e da là diventai un idolo. Al ritorno con i granata poi segnai un gol in rovesciata e divenni ancor più idolo”.

GOL BELLI. “La rete che non dimenticherò mai? Pensandoci bene ne ho tanti, uno per categoria. In C quello al Matera, uno dei gol stilisticamente più belli. Da lì iniziai a giocare ad alti livelli. A Napoli l’anno scorso fu poi bellissimo e importante per il Lecce. Lo metto però al pari di quello con l’Inter. In B volevo dire quello col Verona, anche lì segnò la mia scalata. Da lì capimmo che non era una stagione come le altre. Dopo quel gol arrivò un bicchiere in testa a mia moglie”.

L’ARRIVO A LECCE. “Avevo il desiderio ardente, morboso, di vincere il campionato a tutti i costi. Il Lecce poteva mettermi in condizione di farlo, vedevo gente che saliva dopo aver fatto un campionato così così e poi facevano bene in B. Lecce è una super piazza, lo era a maggior ragione in C. Ciò che è venuto dopo è inimmaginabile. Una favola”. 

RAMMARICO IN CARRIERA. “In tanti mi fanno questa domanda ma non saprei dirti che cosa. E’ un po’ da perdente dire questo. Magari sarebbe andata peggio, non ha senso dire questo. Io lavoro ogni giorno per non avere rimorsi”.

LA SERIE A. “E’ possibile riprendercela? Per forza. La verità è che abbiamo una squadra forte. Ci sono tutte le condizioni per far bene. Non si possono perdere tanti punti per strada, sono contento che stiamo carburando ma all’inizio non abbiamo giocato da Lecce. Abbiamo trovato una quadratura e lo si vede in campo”.

CHIUDERE LA CARRIERA A LECCE. “Non lancio messaggi e non è questione di procuratore. Io sono dentro, sono legatissimo al Lecce. Una volta che smetterò controllerò sempre questa squadra. Il rapporto professionistico è un dare-avere, io ho dato tanto e lei mi ha dato tanto. Quando mancherà questo punto di vista è difficile andare avanti. Sarei strafelice di finire la carriera qui diventando una bandiera ma non faccio promesse. Ci potranno essere problemi con società, allenatore e tutto ma Marco Mancosu metterà sempre il massimo impegno con la maglia del Lecce addosso”.

UN MANCOSU ALLENATORE. “Nel 2030 mi vedo su qualche panchina con il vice Arrigoni ad iniziare la carriera. Siamo già d’accordo per fare la coppia. Mio fratello? Ascolta quello che dico io e mette i cinesini. Noi allenatori del Lecce? Chi lo sa”.

MESSAGGIO AI TIFOSI. “E’ tremendo vivere la partita senza lo stadio. Dico ai tifosi di tenere duro, ma prometto che tutti vedranno dal vivo una squadra pronta a fare il salto in A. In B non c’è una tifoseria come il Lecce e si meritano un altro bellissimo risultato”.

Qui il racconto sul momento romantico post Lecce-Parma

 

 

 

 

 

 

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