L’allenatore giallorosso parla a La Gazzetta dello Sport (intervista di Giuseppe Calvi) della prossima sfida che attende il Lecce, contro quel Chievo Verona che è anche casa sua.
RICORDI. «È sempre una favola, il Chievo ha quel senso di magia, creata grazie alla passione della famiglia Campedelli e alimentata per tanto tempo dal d.s. Sartori, che ora fa le fortune pure dell’Atalanta. Entrando sul campo, ripenserò al mio esordio in A in panchina, il 6 ottobre 2012: Chievo-Sampdoria 2-1, rete decisiva di Di Michele nel finale».
GIOCATORE/ALLENATORE. «Da allenatore avrei meritato qualcosa in più. Ma devo tanto alla società, grazie anche a Delneri: da giocatore mi hanno voluto, nonostante il secondo grave infortunio al ginocchio. E mi hanno così allungato la carriera di 8 anni. Poi, da allenatore, il Chievo mi ha portato al debutto in A, dopo brevi esperienze tra B e C. Da tecnico, forse ho sbagliato a restare dopo le due salvezze in A, non c’era la prospettiva per proseguire».
RAPPORTO CON CAMPEDELLI. «Da quasi due anni ci siamo allontanati, però ho sempre stima per lui».
COMPAGNO DA RICORDARE. «Maurizio D’Angelo, nato con Sartori e Malesani e poi arrivato pure ad allenare la squadra del cuore. Ora è il vice di Pippo Inzaghi. Ci sono ancora Pellissier, Sardo, Pacione e Moro».
CHIEVO VERONA-LECCE, CHE GARA SARA’? «Molto equilibrata, magari spettacolare. Apprezzo Aglietti, mio compagno per pochi mesi al Chievo: Alfredo ha già ottenuto la promozione in A con il Verona. La sua formazione potrebbe essere in testa alla classica, essendo stata rinviata la gara col Vicenza. Ha incassato due gol su rigore e nelle ultime 5 partite ha ottenuto 4 successi, che sarebbero stati 5 senza il penalty per il pareggio del Pordenone in pieno recupero. Il mio Lecce cerca conferme. Da quando siamo passati al 4-3-1-2, abbiamo intrapreso la strada giusta, esaltando la forza offensiva, alla quale contribuiscono anche gli esterni difensivi».
IL LECCE COME IL BENEVENTO? «Troppo presto per dirlo. Certo, sono sorpreso dalla rapidità nella crescita e dalla disponibilità totale anche da parte di giocatori sin qui poco utilizzati. Ora brillano Coda, Mancosu, Tachtsidis, Stepinski, però ho un gruppo coeso che, per la qualità del gioco, può davvero divertire».
A CHI REGALEREBBE UN BIGLIETTO PER CHIEVO-LECCE? «Mi manca sempre più mio padre Carlo, morto nel 2002. Lo vorrei al mio fianco. Mi restano le sue lezioni di vita. Io cominciavo a sognare e lui mi spronava, dicendomi “sbagli se pensi che a 15 anni sei già un calciatore professionista”. E mi faceva lavorare come scaricatore di frutta al mercato o come aiuto imbianchino…».
CORINI/LECCE, UN’INTERA STAGIONE IN PANCHINA? «Ho un carattere particolare. Mai ho rinunciato, però, alla mia autonomia, sia da calciatore che da allenatore, tant’è che sono andato avanti tra esoneri, chiusura di rapporti e subentri. Eppure, tra le due salvezze in A col Chievo e la promozione in A col Brescia, ho lasciato qualche traccia. A Lecce è stata creata subito empatia con la proprietà, con il presidente Sticchi Damiani e con Corvino. Al direttore avevo chiesto uno tra Stepinski, Pettinari e Forte, e lui è andato oltre. Adesso tocca a me, forse ho trovato un’altra isola felice».
Grazie mister
E nu nai visto ancora d’estate…
??❤️