Il 2-2 di ieri, oltre alle recriminazioni sugli episodi, lascia a referto la seconda partita un po’ opaca del Lecce contro una diretta concorrente. Tra quantitativi di occasioni non create e le solite sbavature difensive, Corini cercherà di trarne il massimo per continuare il percorso di crescita.
Il Lecce allunga la striscia positiva a otto risultati utili consecutivi ma si lecca le ferite dopo un pareggio subito a un minuto dalla fine. Il gol di Novakovich, viziato da iniziale fuorigioco, ha però rimesso in piedi una partita dove i salentini hanno trovato le conclusioni vincenti solo a seguito di due errori della difesa avversaria. Sull’1-1 di Adjapong è stato Zampano a leggere male la traiettoria del cross di Mancosu, aprendo così la via al sinistro vincente in caduta, mentre è evidente la topica di Bardi che si fa soffiare il pallone dallo stesso capitano in occasione del temporaneo 2-1.
Scorrendo il tabellino delle occasioni, si scopre una strana sterilità offensiva nel primo tempo. Tutto il reparto avanzato del Lecce è sembrato un po’ appannato. A partire da Mancosu, uscito un po’ alla lunga grazie agli episodi, gli avanti giallorossi non hanno tirato mai nello specchio di porta difeso da Bardi, fatta eccezione per la parata, su Mancosu, nei minuti finali. E’ stata una giornata no per Coda e Stepinski. Hispanico, superato in vetta alla classifica cannonieri da Mancuso dell’Empoli dopo il poker di ieri, è sembrato un po’ più macchinoso rispetto alle partite da mattatore. Stesso discorso per il polacco, mai visto in zona gol e ancora insufficiente dopo l’altro passaggio a vuoto di Lecce-Venezia. L’ingresso di Falco ha dato un po’ di brio nel finale, ma senza graffiare. Solo Adjapong e Tachtsidis, con dei tiri da fuori, hanno provato ad alzare la voce reti.
La difesa, poi, merita un’analisi a parte. Prima del gol del 2-2, Novakovich ha esaltato i riflessi di Gabriel, tornato…Arcangelo a difesa della porta. Il brasiliano, già decisivo su Salvi nel primo tempo, ha messo una pezza agli atteggiamenti sbagliati di una difesa un po’ molle in qualche marcatura. Il pacchetto arretrato, orfano anche di Lucioni uscito anzitempo a fine primo tempo, ha sofferto il dinamismo dell’attacco frusinate, con Rohden a supporto di Parzyszek e Novakovich. Un simbolo può essere affidato ai colpi di testa dell’americano, almeno in tre occasioni capace di colpire in totale solitudine del cuore dell’area.
Un altro nodo tattico riguarda l’atteggiamento che le squadre avversarie riversano su Panagiotis Tachtsidis. Il Frosinone, come il Venezia, ha schermato benissimo il primo possesso del greco. Parzyszek in prima istanza, poi Rohden quasi a uomo e in seconda battuta Maiello, hanno controllato a vista l’andamento del 77 giallorosso. Per aggirare questa gabbia, Panos spesso si alzava quasi sulla linea dei trequartisti per avere palloni giocabili. Corini, sicuramente, prenderà nota degli spunti usciti da questo pareggio e, come successo a inizio campionato, dovrà cercare di mettere su altri mattoncini di crescita per permettere al suo Lecce il migliore risultato possibile. Al netto, come sempre, di episodi che vanno sì segnalati ma che non devono fungere da totale giustificazione,
