
I giallorossi con il Cosenza hanno disputato una prestazione ordinata, con poche sbavature e sapendo cogliere i momenti migliori per colpire.
In molti, per descrivere l’attuale momento che sta vivendo il Lecce, utilizzano parole come “svolta”, “accelerata” o “cambio di rotta”. Per carità, tutte descrivono a modo loro un aspetto del cammino intrapreso dai giallorossi. Ma, per chi scrive, lo fanno in maniera troppo parziale per essere considerata adeguata. Il discorso è ben altro, ed ha a che fare sul percorso a tutto tondo che il club vuole seguire: un percorso di crescita.
E’ quest’ultima la parola chiave che racchiude grossomodo i tanti momenti che il collettivo salentino ha vissuto in questa stagione fino ad oggi: le difficoltà iniziali, l’illusoria euforia, la stanchezza da consapevolezza che le scorie della retrocessione erano tutt’altro che smarrite. Dunque, più che svolta, ora si è giunti al fisiologico, necessario e fondamentale step della ricostruzione. La quale vuole delle basi, messe nei mesi precedenti, ed un fondamentale cammino in avanti che possa consolidarle tanto da renderle certezze future. Con pazienza e lavoro, è questa la fase che stanno attraversando Corini ed i suoi ragazzi.
E se sui piccoli ma necessari passi in avanti bisogna puntare, quali sono stati quelli visti ieri con il Cosenza? Senza nulla voler togliere all’importanza e alla positività che portano i tre punti, in qualunque modo questi arrivino, chi scrive ha apprezzato particolarmente l’intelligenza della prestazione messa in campo ieri da Lucioni e compagni. I quali, partiti a mille, hanno subito il gol in quella che, tutto sommato, resta l’unica vera sbavatura del match. Nella fase immediatamente successiva sono risultati perfetti: pari agguantato subito con grinta e generosità, pressing continuo e vantaggio sfiorato in più occasioni.
Non riuscendolo a trovare, i salentini non si sono scoraggiati, disuniti e affannati eccessivamente, bensì a differenza di quanto accaduto altre volte hanno interpretato al meglio i momenti del match. A cavallo tra i due tempi hanno quindi gestito l’equilibrio, per poi accelerare nettamente in un’ultima mezz’ora dominata. C’è voluta fortuna, per carità, ma Gabriel ha corso zero pericoli e dall’altra parte si sono sommate almeno dieci azioni pericolose a ripetizione. Con più precisione poteva anche essere una goleada, a dirla tutta. Su questo si lavorerà, ma intanto vanno colti i segnali incoraggianti.
