
L’incrocio all’Olimpico tra Roma e Lecce rievoca il ribaltamento del trionfo annunciato. Uno stadio pieno in ogni ordine di posto fu ammutolito dall’inaspettata sconfitta contro una squadra già retrocessa da tempo. Fu una delusione cocente per una squadra forse unica nella sua storia.
Il primo campionato del Lecce in A, tutt’altro che felice dal punto di vista del rendimento, con la mesta retrocessione raggiunta con soli 16 punti all’attivo, vide solo 5 vittorie nella massima serie. Una di queste resterà negli annali per cornice e avversario. I salentini, nel penultimo turno, batterono la Roma lanciatissima verso il titolo. Tutto lasciava presagire a una giornata agevole per i capitolini, opposti a una squadra già ampiamente in Serie B.
L’ATTESA. La Roma, che rimontò nel girone di ritorno sulla Juventus, confezionò una cavalcata tenuta però sempre in serbo, un po’ per scaramanzia un po’ per “paura di festeggiare”. Tutto però si sciolse nei giorni che precedevano Roma-Lecce. Boniek, rappresentativo calciatore romanista, lanciò i primi proclami e in tutta la sponda giallorossa del Tevere fervevano i preparativi per eventuali festeggiamenti. La Juve, deteriorata nel finale, sembrava ormai prossima alla resa.
LA PARTITA. Il 20 aprile, Roma-Lecce sembra una gara annunciata. Nel sole dell’Olimpico, il piccolo Lecce sembra una vittima sacrificale. E tutto sembra confermato dopo 7 minuti: colpo di testa di Graziani e Ciucci battuto per il visibilio dei 65mila. Alberto Di Chiara, ex romanista, incorna poi in rete un cross di Miceli. Sarà il punto di non ritorno. Roma scossa, ferma sulle gambe. Pasculli, che in estate diverrà campione del mondo con l’Argentina, si guadagna un rigore e Barbas, il suo “gemello” argentino al Lecce, realizza anche per lanciare un segnale a Bilardo, tecnico dell’albiceleste, che lo lasciò a casa. Tancredi spiazzato.
FINE. Barbas è furente e la Roma incassa l’1-3 su assist di Di Chiara. Nel frattempo, da Torino, la Juventus passa in vantaggio sul Milan. Dai calcoli in campo per non perdersi l’eventuale spareggio (o la festa-scudetto) si passa al dramma. Pruzzo, a 9′ dalla fine, mette dentro il 2-3 di petto dopo un colpo di testa di Tovalieri. Ma tutto è ormai passato. L’ultima giornata, ironia della sorte, segnerà il definitivo passaggio di consegne. La Roma, distrutta, perde anche a Como (0-1), mentre la Juve vince proprio a Lecce. Il punteggio? Il fatidico 3-2.
Il tabellino
Roma, Stadio Olimpico – domenica 20 aprile 1986
ROMA-LECCE 2-3
ROMA: Tancredi, Gerolin, Oddi, Boniek, Nela, Righetti, Graziani, Giannini (8’st Conti), Pruzzo, Ancelotti, Di Carlo (22’st Tovalieri). Allenatore: Eriksson.
LECCE: Ciucci (26’pt Negretti), Vanoli, Colombo, Enzo, Di Chiara I, Miceli, Raise, Barbas, Pasculli, Nobile (20’st Paciocco), Di Chiara II. Allenatore: Fascetti.
ARBITRO: Lo Bello di Siracusa.
RETI: 7’pt Graziani, 34’pt Di Chiara II, 42’pt e 8’st Barbas, 37’st Pruzzo.
NOTE: Ammoniti: Graziani, Conti, Vanoli, Raise.
