Dalla porta alle punte, passando per difesa e centrocampo, in ogni ruolo si sono messi in evidenza diversi tra i ragazzi di Grieco.

Solo domenica il Lecce Primavera compiva un’impresa di quelle che, a livello giovanile, in casa giallorossa non si vivevano dai tempi, appunto, del primo Pantaleo Corvino. Una salvezza in Primavera 1 che, con le dovute contestualizzazioni, può davvero avvicinarsi a quei trionfi maggiormente costruiti nel tempo, almeno sul piano ideologico. Perché questo trionfo va ben oltre il mero (per quanto prestigioso) risultato del campo, andando a gettare le basi ulteriori per il progetto tecnico nonché mettendo in mostra giovani interessanti, alcuni veri e propri gioielli sui quali, perché no, puntare forte in futuro.

Tra i pali le necessità della prima squadra non hanno consentito continuità di impiego al rumeno Borbei, estremo sul quale Corvino ha da subito puntato forte. Il 18enne ha mostrato comunque numeri importanti quando chiamato in causa, tradotti anche in un paio di parate-salvezza contro il Torino, ma non solo. Una crescita continua che fa ben sperare. Utilizzo alternato anche per Samooja, che a differenza del compagno ha alternato prestazioni poderose (a Bergamo e con l’Empoli su tutte) a qualche uscita a vuoto che, nel suo primo anno italiano, ci possono stare. Anche nel suo caso le qualità non mancano.

In difesa si è presa la scena la crescita di Hasic, leader difensivo lontano parente del giovane lento e legnoso visto nell’anno d’arrivo nel Salento. Il gigante svedese ha spesso strappato applausi, dimostrando mentalità e fisicità dirompenti e contribuendo all’adattamento difensivo di Torok, di cui è stata apprezzata la duttilità, ed alla crescita del più giovane Pascalau. Quest’ultimo, titolarissimo nella volata finale, ha mostrando prestazioni in crescendo su ogni piano.

Sulle fasce spiccano i numeri da difensore-goleador di Lemmens, autore anche di centri pesanti come con il Genoa. Facilità di corsa e gran cross come, dall’altra parte, ha garantito il connazionale belga Nizet, quest’ultimo vero e proprio attaccante aggiunto sulla sinistra. Entrambi, migliorando la fase difensiva, potrebbero davvero diventare dei bei giocatori. Senza dimenticare Scialanga, gran velocità e un cannone al posto del piede sinistro come dimostrano i gol con Sassuolo e Verona.

A centrocampo ogni aggettivo sarebbe superfluo per descrivere l’annata di Vulturar, movimenti e leadership da big pur essendo costantemente tra i più piccoli in campo. Molto migliorato al tiro, ha trovato tre volte il gol e saltato appena due gare. Al suo fianco ha spesso avuto come fedele scudiero il mastino autoctono Macrì, che messo alle spalle l’infortunio si è imposto in più ruoli della mediana sempre con lo stesso risultato: quantità da veterano.

Il colpo nella zona nevralgica è arrivato a stagione in corso con l’innesto dello svizzero di origini albanesi-kosovare Berisha. Altro 2004 straordinariamente maturo, abbinando qualità, quantità ed intelligenza tattica ci ha messo meno di zero per ambientarsi nel team di Grieco: un elemento su cui puntare. E, spostandosi qualche metro più avanti, ecco la vera stella del Lecce, il trascinatore offensivo e non solo, Joan Gonzalez. L’ex Barcellona è stato il bomber con 8 gol, garantendo abilità di inserimento ma risultando sempre il primo, tra gli elementi più offensivi, a rientrare per dar man forte alla mediana. Quante partite sono risultate veri e proprie one-man-show? Tante, tantissime, così tante da non lasciarci dubbi circa il suo essere pronto per una chance, per quanto ardita, in prima squadra.

Hanno parlato spesso finlandese le fasce dell’attacco giallorosso. Prima con Mommo, che di primo impatto è sembrato tra i più promettenti salvo perdersi causa problemi fisici e ritrovarsi solo per le fiammate finali. Molto più continuo Salomaa, devastante in alcune prestazioni e che, trovando continuità e coraggio, potrebbe davvero diventare elemento di grande qualità. Continuità che è mancata ancor più a Burnete, spesso ai box e quasi mai protagonista (nonostante numeri giusti per esserlo) a differenza di due prodotti delle giovanili giallorosse che si sono presi, alla lunga, la scena, ovvero i 2004 Daka e Carrozzo. Il primo ala destra brevilinea e decisiva nel successo sul Torino, il secondo punta rapida e dedita al sacrifico che ha fatto della rovesciata la sua arma prediletta. Sono loro il Lecce del futuro? Le qualità per sperarlo ci sono.